I nostri ideali, dalla Resistenza all’Agenda 2030 per un mondo migliore

Ogni anno sul Monte Gottero, nell’Appennino tra Liguria, Toscana ed Emilia, si ricorda un episodio della guerra partigiana. Col passare del tempo, gli organizzatori hanno deciso di non parlare solo di Resistenza ma di guardare avanti. E così mi hanno invitato per conto dell’ASviS a parlare di sviluppo sostenibile. L’incontro si è svolto domenica 30 luglio, alla presenza di un centinaio di persone, compresi alcuni superstiti di quelle battaglie e dei sindaci dei Comuni vicini al Gòttero. Abbiamo ricordato i Caduti, cantato Bella Ciao, pranzato tutti insieme in un panorama stupendo oltre i mille metri. È stata una bellissima giornata e ho vissuto un’esperienza straordinaria. Ecco il testo del mio intervento.

2014: facciamo il punto sul mio interminabile viaggio

Un anno  fa, sull’onda dei dibattiti stimolati dal libro “2030 La tempesta perfetta – Come sopravvivere alla grande crisi”, scritto con Gianluca Comin e pubblicato nel 2012 da Rizzoli, avevo elencato dieci questioni che mi ripromettevo di approfondire in un immaginario viaggio per esplorare il futuro. Il viaggio ovviamente non è finito, né mai lo potrà essere. Però è giunta l’ora di compilare un primo rapporto che non risponde completamente alle dieci domande, ma fornisce elementi aggiornati e in parte le riformula. Siamo sempre più preoccupati per la distruzione del lavoro e per le diseguaglianze indotte dalla tecnologia, non riusciamo a esprimere una politica globale in materia demografica e ambientale, ma in tutto il Pianeta si rafforzano le spinte dal basso verso valori comuni e si prospettano nuove forme di democrazia con il contributo della Rete.

Oggi possiamo trasformare in realtà la canzone di John Lennon

È tempo di passare dai sogni all’azione. Nel mondo ci sono centinaia di milioni di persone, forse miliardi, che hanno valori comuni e la Rete aiuta a metterli in relazione. In futuro questi legami saranno ancora più forti: il sogno di un movimento transnazionale globale che incida davvero sui comportamenti dei governi e delle organizzazioni regionali e mondiali può diventare realtà. Ne abbiamo bisogno perché il Pianeta è al collasso. Proviamo a enunciare i punti fondanti di una possibile “Agenda Mondo”: diritti delle donne, difesa delle libertà individuali e lotta agli integralismi, sostenibilità ambientale, rinnovamento del capitalismo per far fronte ai crescenti squilibri sociali, un codice etico sulle integrazioni uomo macchina. E tanto altro ancora.

2013: mi metto in viaggio e cercherò di raccontarvi…

Il libro “2030 La tempesta perfetta”, che ho scritto per Rizzoli con Gianluca Comin, ha avuto una buona accoglienza. È un testo che cerca di delineare i possibili scenari per i prossimi vent’anni e tocca temi che spaziano dalla demografia all’ambiente, dalla politica all’economia, con grande attenzione anche ai comportamenti dei consumatori e al ruolo della comunicazione. Quasi un anno dopo l’uscita del libro, nel corso di un incontro alla Sapienza insieme a  Gianluca e su invito del direttore del Dipartimento di management Alberto Pastore, ho cercato di presentare una sorta di bollettino meteorologico sull’avvicinarsi delle nubi che minacciano il nostro mondo. Potete vedere il powerpoint presentato in quell’incontro. Fotografa alcuni aspetti dei problemi descritti nel libro che si sono resi più evidenti nel corso dell’anno: i fenomeni meteorologici estremi e le preoccupazioni per il riscaldamento del Pianeta, la faticosa evoluzione della governance globale che non riesce ad affrontare i problemi dell’umanità in modo efficace, i vivaci dibattiti che si sono aperti su molti punti toccati dal libro. Dibattiti, bisogna dire con onestà, molto più vivi nel resto del mondo e seguiti distrattamente in Italia, nonostante il nostro sforzo di sensibilizzazione: da noi è difficile che l’attenzione pubblica spazi oltre le prossime elezioni e la crisi economica attuale. Crisi certamente importante, ma che andrebbe anch’essa inquadrata in un contesto di cambiamenti strutturali.  
E adesso? 

2030 – La tempesta perfetta: una proposta “new global”

E’ uscito ieri in libreria il volume 2030. La tempesta perfetta – Come sopravvivere alla Grande Crisi (Rizzoli, 240 pagine, 18,50 euro, anche in e book) che ho scritto insieme a Gianluca Comin. L’accoglienza iniziale è stata ottima, con numerose recensioni, soprattutto on line, fin dal primo giorno. Abbiamo creato un sito che segue gli sviluppi del libro. Ci auguriamo che stimoli discussioni su temi che in Italia tendiamo sempre a nascondere sotto il tappeto, perché troppo presi dalle difficoltà dell’oggi per pensare anche ai rischi del domani. Eppure bisogna cambiare: politiche nazionali ed internazionali, comportamenti individuali e delle imprese, strumenti di misura del progresso, in un insieme che abbiamo definito “una filosofia new global”. Ci aiuta la rete, il moltiplicarsi delle comunicazioni, la crescente consapevolezza nel mondo dei rischi che stiamo correndo.

Il libro valuta la possibilità che entro il 2030 si determini una situazione difficilmente gestibile a causa dell’aumento dei consumi, delle diffuse povertà indotte anche dal riscaldamento del Pianeta, dalla debolezza delle risposte politiche a livello globale. Ne potrebbe derivare la cosiddetta “tempesta perfetta”, ancora più devastante di una guerra mondiale. Si può evitare? Abbiamo cercato di dare una risposta spaziando dalle problematiche demografiche a quelle ambientali, dalla politica all’economia.

Disoccupazione, ripresa, governance: commenti su F&M

Su Finanza & Mercati, il quotidiano di Milano diretto da Gianni Gambarotta, sto pubblicando una serie di articoli relativi a temi di attualità. Ecco i primi:

Sulla crescita economica: un articolo del 9 settembre.

Sulla disoccupazione, 1l 16 settembre.

Sulla ripresa “verde”, il 23 settembre

Sulla governance della finanza globale, il 30 settembre.

La sfida dei nove miliardi – un dossier per la rivista East

Non stiamo parlando di un futuro remoto, ma di un mondo che è già dietro l’angolo. Nel 2050 i leader che dovranno affrontare i problemi di una Terra sovrappopolata ed esausta non saranno i nostri bisnipoti, ma i nostri figli. E almeno metà dell’attuale popolazione mondiale sarà ancora in vita. E’ questo l’argomento di un dossier che ho preparato per la rivista East e che per gentile concessione dell’editore è accessibile da oggi su questo sito. Il dossier comprende anche un’intervista al demografo Antonio Golini, un colloquio col presidente dell’Istat Enrico Giovannini, la traduzione del Rapporto “La tempesta perfetta del 2030” del Population Institute di Washington sulla base delle previsioni del capo dei consulenti scientifici del governo britannico John Beddington, e un dibattito tra esperti: il vero problema è il boom demografico o l’eccesso di consumi del mondo industrializzato?

Vi presento il mio libro “I numeri della felicità”

L’idea è nata dell’ottobre scorso, quando sono stato a Busan, in Corea, a seguire per conto della rivista East, Europe and Asia strategies il grande convegno internazionale dell’Ocse sulla misura del progresso. Ne ho già parlato su questo blog.

Da domani sarà in libreria il mio nuovo libro I numeri della felicità – dal Pil alla misura del benessere. L’editore è Cooper, lo stesso del mio volume dell’anno scorso L’intrigo saudita. Il libro è di 286 pagine e contiene anche classifiche e documenti. Il prezzo è 15 euro e il volume si può acquistare facilmente anche on line.

Lunedì 14 giugno alle 16 presso la biblioteca del Cnel di Viale David Lubin 2 a Roma, il libro sarà presentato in un seminario organizzato dal gruppo di lavoro “Nuovi indicatori macroeconomici” del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Avrò il piacere di discuterne con Mario Baldassarri, Emma Bonino, Enrico Cisnetto, Enrico Giovannini, mentre il moderatore sarà Gabriele Olini. L’incontro è aperto e ne abbiamo dato notizia anche nelle università.

Cari compagni americani, vi scrivo questa lettera…

Ritornare dopo 50 anni. La mia non è la storia dell’emigrante che torna da pensionato al suo paesello, ma al contrario quella di un adolescente che va con una borsa di studio per un anno a Lincoln, nelle grandi pianure americane, e ci ritorna da anziano, avendo scoperto grazie a Facebook che i suoi compagni di allora hanno organizzato una “50 years celebration”. E’ stata una settimana molto bella, per il calore con cui sono stato accolto, ma anche molto stimolante, perché mi ha fatto riflettere sull’America più profonda e sulle differenze rispetto a noi europei. Ho raccolto queste impressioni in una lettera ai miei compagni, pubblicata integralmente sul mio blog inglese.

Sono stato spesso negli Stati Uniti per lavoro o per turismo, ma questa esperienza è stata diversa. Il Nebraska è esattamente al centro degli Stati Uniti. Da queste praterie passavano le carovane dei pionieri prima che la ferrovia facilitasse il viaggio alla costa occidentale. Non si fermavano, i pionieri, perché le grandi pianure erano considerate, a torto, poco fertili. E ancor oggi pochi stranieri visitano il Nebraska. E’ la terra del granoturco e del bestiame, di gente sorridente e aperta, con valori semplici e condivisi. Questo è il cuore dell’America, diverso da New York e da Washington, ma anche dalla California o dal Colorado: un mondo conservatore, ricco di valori profondi, con una religiosità viva e sincera. Un mondo molto lontano dal nostro.