La vecchiaia ai tempi del conflitto

Le ragazze gentili (i maschi quasi mai) hanno cominciato ad alzarsi per cedermi il posto sui mezzi pubblici. Nella mia più recente traversata a vela, dalle Baleari alla Sardegna, mi sono reso conto che non ho più l’agilità di un tempo. Inizio il nuovo anno con un pezzo di ricambio: il cristallino dell’occhio sinistro, e il destro seguirà a ruota. Insomma sto invecchiando. Bene, direi, per i miei 73 anni, ma il tempo passa.

Nel frattempo il Pianeta diventa sempre più complicato, la “tempesta perfetta” che abbiamo annunciato nel libro scritto quattro anni fa con Gianluca Comin si è già scatenata, trasformandosi nella “guerra mondiale a pezzi” di cui parla papa Francesco. Un conflitto con molti fronti: fanatismo, esodo biblico delle popolazioni, preoccupanti prospettive demografiche, povertà, inaridimento di intere zone del Pianeta…

Auguri per il 2014 dalla terra di mezzo…

Un saluto a chi pensa che Internet sia fonte di degrado solo perché non capisce tutte le opportunità delle nuove tecnologie. Un saluto anche a chi sta davvero troppo sulla Rete e perde qualità e spessore nei suoi rapporti e nelle sue conoscenze. Soprattutto, auguri a tutti noi che stiamo sempre “in mezzo” anche se…

2030 – La tempesta perfetta: una proposta “new global”

E’ uscito ieri in libreria il volume 2030. La tempesta perfetta – Come sopravvivere alla Grande Crisi (Rizzoli, 240 pagine, 18,50 euro, anche in e book) che ho scritto insieme a Gianluca Comin. L’accoglienza iniziale è stata ottima, con numerose recensioni, soprattutto on line, fin dal primo giorno. Abbiamo creato un sito che segue gli sviluppi del libro. Ci auguriamo che stimoli discussioni su temi che in Italia tendiamo sempre a nascondere sotto il tappeto, perché troppo presi dalle difficoltà dell’oggi per pensare anche ai rischi del domani. Eppure bisogna cambiare: politiche nazionali ed internazionali, comportamenti individuali e delle imprese, strumenti di misura del progresso, in un insieme che abbiamo definito “una filosofia new global”. Ci aiuta la rete, il moltiplicarsi delle comunicazioni, la crescente consapevolezza nel mondo dei rischi che stiamo correndo.

Il libro valuta la possibilità che entro il 2030 si determini una situazione difficilmente gestibile a causa dell’aumento dei consumi, delle diffuse povertà indotte anche dal riscaldamento del Pianeta, dalla debolezza delle risposte politiche a livello globale. Ne potrebbe derivare la cosiddetta “tempesta perfetta”, ancora più devastante di una guerra mondiale. Si può evitare? Abbiamo cercato di dare una risposta spaziando dalle problematiche demografiche a quelle ambientali, dalla politica all’economia.

Impariamo a valutare con esattezza i limiti dei sondaggi

Qual è il margine di errore sui sondaggi politici che vediamo con frequenza in televisione e sui giornali? Il post dedicato ai sondaggi del lunedì di Enrico Mentana, che ho pubblicato su Numerus, il mio blog sulla statistica sul sito del Corriere della Sera, ha provocato una serie di commenti che mi hanno indotto ad approfondire il tema. Pubblico sul mio sito le considerazioni più tecniche, che possono essere utili anche agli studenti dell’Ifg di Urbino e a chiunque sia interessato a capire meglio questo argomento e ringrazio l’ex presidente dell’Istat Alberto Zuliani per avermi pazientemente fornito gli elementi necessari.

Seminario Agcom: i sondaggi sono una patacca

L’iniziativa era certamente commendevole: una giornata di studio organizzata il 25 marzo dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) sul nuovo regolamento in materia di diffusione dei sondaggi. Ma al termine dell’incontro c’è da chiedersi se sia davvero possibile stabilire un minimo di serietà e correttezza in questo settore. Le analisi degli esperti hanno infatti confermato che i cosiddetti sondaggi d’opinione in materia politica ed elettorale sono in realtà ben poco attendibili perché basati su campionamenti fasulli e comunque non sono affatto indicativi di quegli scostamenti nel tempo sui quali invece si sbizzarriscono i commentatori.

La comunicazione “oltre il Pil” alla Conferenza di Statistica

Alla Decima Conferenza Nazionale di Statistica che si svolge al Palazzo dei Congressi a Roma il 15 e 16 dicembre si parlerà molto di indicatori del benessere. Con la collaborazione degli studenti dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo (Ifg) di Urbino, dove insegno economia e statistica, ho preparato un poster sulla comunicazione “oltre il Pil”.…

Ma perché Cameron vuole misurare la felicità? E come lo farà?

Ma perché Cameron vuole misurare la felicità? E come lo farà?
Prima Nicolas Sarkozy, adesso David Cameron. Come mai in un momento di crisi economica e di tagli di bilancio con pesanti implicazioni sociali i governanti europei stimolano i loro uffici di statistica a misurare il benessere dei cittadini?
C’è chi sospetta che sia un modo di “parlar d’altro”, di suggerire che esistono altri valori oltre al denaro, proprio quando di soldi in giro ce ne sono pochini. Può essere. Ma qualunque governante capace di guardare un po’ avanti sa che gli stili di vita dei paesi più ricchi dovranno cambiare per far fronte alle difficoltà globali, economiche, ambientali e sociali. Proprio in Inghilterra, un anno fa, il capo dei consulenti scientifici del governo annunciò per il 2030 una “tempesta perfetta”. All’epoca a Downing Street c’erano i laburisti, ma la visione dei rischi ai quali andiamo incontro accomuna le diverse parti politiche.
Il problema dell’immediato futuro, dunque, non è solo che sarà difficile mantenere lo stesso potere d’acquisto, ma che dovremo cambiare vita: adattarci a servizi pubblici meno costosi, accettare nuovi modelli di consumo privato, far fronte alle sfide dei paesi emergenti in termini di competitività, definire i parametri per gestire la pressione delle aree più povere del mondo. Insomma, una vera e propria rivoluzione non solo ambientale, ma economica e sociale. Non c’è da stupirsi se prima di addentrarsi in un terreno inesplorato, che richiede alla politica fantasia e coraggio, i governanti più avveduti vogliano capire “che cosa conta davvero” per i loro cittadini.
Ma in concreto che cosa succederà in Inghilterra? Consigliamo la lettura di un ampio articolo del Guardian che fa il punto della situazione, precisando come è ovvio (ma non bisogna mai stancarsi di ripeterlo) che la misura del Prodotto interno lordo non sarà cancellata, ma solo integrata.
Possiamo aggiungere che l’Office for National Statistics inglese, ora ufficialmente investito dell’incarico dal primo ministro, in realtà sta studiando da tempo il problema, come del resto tutti i grandi istituti nazionali, compreso il nostro Istat. Una ricerca pubblicata recentemente dall’Ons esamina il concetto di “benessere soggettivo” (subjective well being) e recensisce le indagini già in corso. Per esempio, in Gran Bretagna nel 2009 si è rilevato che alla classica domanda “Tutto considerato quanto sei soddisfatto della tua vita da zero a dieci” gli inglesi nel 2009 avevano risposto con una media del 7,4, rispetto al 7,3 del 2007. Ricordiamo che l’Istat è uscita da poco con un comunicato con una indicazione di 7,2 per gli italiani, commentato in un mio precedente post.
L’indagine inglese del 2009 è ufficiale, col bollo National Statistics. Che cosa cambia dunque con l’annuncio di Camerun? Certamente ci sarà una maggiore attenzione a questi temi: si parla addirittura di una rilevazione trimestrale, anziché quella attuale ogni due anni. Inoltre il campionamento sarà più esteso, in modo da consentire, oltre a una maggiore attendibilità dei dati, anche disaggregazioni ed analisi delle correlazioni con i diversi fattori che determinano il benessere (età, lavoro, salute, ecc.). Tutto questo porterà a un unico indice complesso al quale i media dedicheranno attenzione, come accade per il Pil? Tra gli statistici questa è ancora materia di discussione. E i giornalisti devono stare attenti prima di scrivere che il Pil sarà sostituito dall’”indice della felicità”. Per spiegarsi con una metafora, affermare che per determinare la salute di una persona non basta misurare la pressione arteriosa non significa che si possa far ricorso a un superindice valido e attendibile che ingloba tutte le misure del corpo e ci dice come stiamo. Sarebbe comodo, ma è molto difficile che funzioni.

http://www.guardian.co.uk/politics/2010/nov/14/david-cameron-wellbeing-inquiry
http://www.statistics.gov.uk/cci/article.asp?ID=2578

Quel “7più” degli italiani: ciò che l’Istat ci dice e quello che manca

La stampa non ha accolto bene l’ultima indagine dell’Istat sulla soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita: poche righe sui giornali maggiori, un po’ più di spazio sul Giornale che comprensibilmente ha colto alcuni spunti per sottolineare che la gente in Italia non sta poi così male, attenzione, soprattutto sul Messaggero, alla polemica delle associazioni dei consumatori che si sono chieste “in quale remoto Paese l’Istat abbia condotto la sua indagine sulla soddisfazione delle famiglie circa la propria condizione economica”.

Eppure la rilevazione conteneva importanti elementi di novità,

Sondaggi: rispettare o cambiare le regole del gioco

L’astrologia non ha basi scientifiche, ma quando vediamo un oroscopo non resistiamo alla tentazione di guardare il nostro segno zodiacale. Succede più o meno la stessa cosa per i sondaggi pubblicati dai giornali: li leggiamo, esaminiamo i grafici, le variazioni magari di zero virgola qualcosa rispetto al passato, ascoltiamo chi li commenta.

Ma i sondaggi sono veramente attendibili? Parliamo ovviamente di quelli che hanno una pretesa di scientificità, basati su un campione d’intervistati selezionato secondo criteri statistici e che dovrebbero di norma descriverci un “universo” costituito dalla popolazione italiana maggiorenne.