Le ragazze gentili (i maschi quasi mai) hanno cominciato ad alzarsi per cedermi il posto sui mezzi pubblici. Nella mia più recente traversata a vela, dalle Baleari alla Sardegna, mi sono reso conto che non ho più l’agilità di un tempo. Inizio il nuovo anno con un pezzo di ricambio: il cristallino dell’occhio sinistro, e il destro seguirà a ruota. Insomma sto invecchiando. Bene, direi, per i miei 73 anni, ma il tempo passa.
Nel frattempo il Pianeta diventa sempre più complicato, la “tempesta perfetta” che abbiamo annunciato nel libro scritto quattro anni fa con Gianluca Comin si è già scatenata, trasformandosi nella “guerra mondiale a pezzi” di cui parla papa Francesco. Un conflitto con molti fronti: fanatismo, esodo biblico delle popolazioni, preoccupanti prospettive demografiche, povertà, inaridimento di intere zone del Pianeta…
L’insieme di questi conflitti configura un mondo sempre più difficile da governare. Che fare? Ciascuno è chiamato a impegnarsi come può: non sono credente, ma la parabola dei talenti si applica anche a me. Come utilizzare al meglio le mie doti, ma con l’umiltà di riconoscere i miei limiti, la fortuna di avere quanto mi basta, dei figli di cui sono orgoglioso, di amare ed essere riamato e di godere di buona salute?
Semel giornalista, semper giornalista, mi dico. Il mio mestiere è scrivere, e per fortuna è un mestiere che si può esercitare anche quando si è in pensione. Magari gratis o quasi, ma con molta soddisfazione. Internet consente un accesso alle fonti impensabile vent’anni fa ed è facile lavorare da casa, anche se ogni tanto rimpiango le riunioni di redazione.
Attenzione però all’uso del tempo: invecchiando divento ingordo. Non di cibo o di soldi e neppure della “roba”, le tante cose accumulate nella vita e che molti anziani vorrebbero tenere ben strette. No, la mia ingordigia riguarda le informazioni. Accumulare nozioni, percorrere le infinite strade di ricerca che il web rende possibili partendo dagli stimoli più vari: una trasmissione alla radio, un articolo che richiama un documento integrale, un dubbio che si risolve su Wikipedia dove però ci sono altri collegamenti che mi incuriosiscono… E così vedo al cinema Il ponte delle spie e scopro su internet il caso del nichelino cavo, ricevo la newsletter del futurologo Raymond Kurzweil e devo assolutamente approfondire il Millennium Project, mi viene un dubbio su uno svarione di un ex ministro della cultura (Ugolino che divora il cranio dei suoi figli!) e vado a rileggermi il 32° canto dell’Inferno. E via così, su percorsi informatici inaspettati e stimolanti.
Certo questo processo può essere molto dispersivo ma, quando si può, è un privilegio potersi godere le occasioni di “serendipità” (Treccani: “la capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte, spec. in campo scientifico, mentre si sta cercando altro”), esplorare sempre nuovi aspetti del sapere, nozioni che magari domani mi dimenticherò perché i miei neuroni hanno una obsolescenza programmata, ma che al momento mi danno il gusto della scoperta e innescano nuovi pensieri, fanno venire voglia di nuovi studi che probabilmente mi limiterò ad assaggiare.
Alla fine però le ricerche che svolgo, le cose che scrivo, gli argomenti sui quali mi interrogano sui media o mi invitano a parlare, tendono a concentrarsi su un focus: il futuro e i modi di misurare il progresso. Col passare degli anni, aumenta la mia curiosità per sviluppi che non potrò vedere. Davvero oltre ad allungare la vita di qualche lustro riusciremo a sconfiggere l’invecchiamento delle cellule con la prospettiva di vivere ben oltre il limite dei 120 anni che oggi sembra invalicabile? Davvero l’umanità si dividerà tra Naturali e Potenziati, cioè tra chi rifiuta e chi accetta gli innesti tra il corpo e le macchine? In fondo un po’ cyborg lo siamo già oggi, con i pezzi artificiali nel nostro corpo (a cominciare dal mio cristallino nuovo) e con gli smartphone che sembrano diventati un prolungamento dei nostri sensi e un ampliamento della nostra memoria. Ma cambierà la psiche umana? Con quali limiti e con quale etica? Davvero le macchine domineranno l’uomo nell’era della singolarità?
Ci sono anche questioni meno futuribili, che cerco di esplorare e di raccontare, soprattutto sul mio blog Numerus sul sito del Corriere della Sera, perché tutto alla fine si misura in dati statistici ed è importante che si tratti di statistiche fatte bene e interpretate correttamente. A cominciare dalla corretta valutazione dei conflitti che ho già citato: diseguaglianze in aumento, migrazioni, cambiamenti climatici. E ancora: gli interrogativi sulla sostenibilità, la possibilità di dare alla politica nuovi obiettivi che non siano quelli dell’aumento della produzione, le ricette contro la crescente disoccupazione tecnologica. Insomma, i grandi temi del futuro più prossimo che già lambiscono il nostro presente e che in Italia dovremmo discutere di più.
Mi considero un divulgatore, cerco di esporre oggettivamente diversi scenari e contrastanti punti di vista, ma su questi temi sento anche la necessità di prendere posizione. Il mio impegno si traduce nello scrivere, nel parlare, nel cercare di sensibilizzare gli altri ad affrontare quelle sfide che passano in secondo piano soprattutto in Italia perché sembrano meno urgenti di altri problemi, finché non ci scoppiano in faccia, come già sta avvenendo.
Insomma, ci sono battaglie importanti da combattere in questi tempi di conflitti. Come ho scritto su Facebook qualche mese fa, “facciamo un po’ di conti, tanto per non perdere il vizio e anche un po’ per scaramanzia. L’Istat mi dice che la speranza di vita dei miei coetanei in Italia è di 12,6 anni. Questo significa che la metà di noi arriverà a 85 anni. Ma un quarto di noi non arriverà a 80 e un altro quarto sopravvivrà oltre i 90. Insomma, la vita a questa età è una roulette russa. Una difficoltà dell’età anziana è che bisogna essere preparati ad andarsene abbastanza presto, ma anche avere un dignitoso progetto di vita per altri vent’anni…”
Invecchiando e pensando a queste cose mi sento come un soldato su un mezzo da sbarco diretto a Omaha Beach. So che sto facendo la cosa giusta, sono psicologicamente caricato, attrezzato al meglio, ricco di affetti e apprezzato dai miei compagni… Ma so anche che c’è una certa probabilità di non andare oltre quella spiaggia, e che comunque sarà difficile che io veda la fine della guerra.
Però che tempi interessanti! Cerchiamo di far sì che nel 2016 il mondo migliori un po’. Non è impossibile.
caro donato,
felice di averti ritrovato in gran forma (almeno mentale) dopo qualche tempo. ci assomigliamo parecchio anche se diversi per esperienze e culture ma uniti nella curiosità. se ti va leggi qui il mio post di qualche giorno fa (3 gennaio) in cui echeggio alcuni tuoi concetti. un abbraccio e che tutto ciò che auspichi si avveri. toni
Riporto una serie di commenti che sono comparsi su Facebook a seguito di questo post.Ho scelto i più significativi… e i più spiritosi.
VITTORIO BORELLI
L’amico Donato Speroni ha scritto cose serene e argute sull’invecchiare. Raccomando a tutti di leggerle. Ma Donato ha sorvolato su alcune cosette che mi piacerebbe qui ricordare.
1) Fino ai 50 se uno/una gli scappava di parcheggiare la macchina dove capita capita rendendoti difficile il passaggio, risolvevi il problema con una suonatina di clackson, un leggero scuotimento della testa da una parte all’altra e, in assenza di testimoni politicamente corretti, con un bel vaffa a polmoni spiegati. Dai 50 in su la tentazione è quella di speronare il visigoto/la visigota, di tagliargli le gomme, di strofinargli la fiancata con il crick e di chiamare poi il servizio rimozioni della nettezza urbana. Che cosa vorrà dire?
2) Fino alle elezioni del 2013, quando venne fuori che Oscar Giannino aveva millantato una laurea e un master inesistenti, eri riuscito ad ascoltare La versione di Oscar sorridendo condiscendente, anzi divertito della infinita modestia del suo conduttore. Oggi che l’Oscar dilaga dalla mattina alla sera su Radio24, da solo e in compagnia di un certo Milan, lasciando cadere da altezze molto elevate giudizi inappellabili sulle altrui incoerenze, oltre che sulle pensioni e sul sale iodato, sulla Cina che rallenta e sulle auto elettriche, sulla Merkel e su Silvana Pampanini, sulla produttività in picchiata e sulla farcitura del tacchino di capodanno… bé, oggi ti girano un po’ i marroni e ti viene da tirare una scarpa alla radio. L’unico problema è che la radio ti impedisce di consolarti con il look quotidiano dell’Oscar. Ma se sei particolarmente giù di corda puoi sempre immaginartelo: giacca viola da camera con frange dorate su pantaloni gialli a pois neri e scarpe da tennis foderate con pelo di cinghiale nano maremmano. Sarà preoccupante?
3) Fino al metodo Boffo eri convinto che la manipolazione dei fatti a mezzo stampa fosse casuale e colposa, ovvero che non discendesse da scelte consapevoli in funzione di obiettivi altri da quello di informare. La constatazione che il metodo Boffo dilaga oggi da destra (dove è nato) a sinistra ti ricorda che tutto cambia, non necessariamente in meglio. Anche nella professione che hai tanto amato e rispettato. Che ci sia un vaccino?
4) Fino alla spartiacque Marchionne, pensavi che la Fiat fosse la quintessenza di un capitalismo di relazioni fatto di scambi tra borghesia e classi lavoratrici per il tramite di governi, sindacati e lobby parassitarie varie. E non ti lasciavi impressionare dal gioco delle parti dei Romiti e dei Cofferati di turno, convinto com’eri che, grazie alla rete del debito pubblico, nessuno si sarebbe fatto del male. Tranne le generazioni future, s’intende. Poi, a Torino, è arrivato l’italo svizzero col maglione e ha cominciato a dire cose di estrema sinistra: che se una fabbrica non sta in piedi da sola é meglio chiuderla, che il costo del lavoro non è una variabile indipendente, che l’Art.18 è stata una grande conquista… del secolo precedente, che un Paese che vive di esportazioni non può pensare di chiudersi di fronte alla globalizzazione. Ti saresti aspettato reazioni a destra, nei Salvini e nei Berlusconi, nella borghesia compradora delle rendite e nell’imprenditoria assistita che da sempre zavorra quella capace di stare sul mercato. Quando ti sei trovato, invece, di fronte al travisamento e al dileggio del Marchionne soprattutto da sinistra, da parte dei Bersani e dei Bertinotti, dei Landini, dei Crozza, ti sei detto: si ricrederanno davanti ai fatti. Sbagliavi. La Fiat oggi va come una scheggia ma i Fassina, i Landini, i Crozza e le radio Pop non hanno fatto una piega: non sono stati loro a sbagliare, sono sbagliati i fatti. E ti sei sentito uno zombi, un sopravvissuto, un recidivo di sinistra in una sinistra che è diventata di destra, custode di un’ortodossia buona soltanto per la narrazione poetica di Vendola. In vista dei 70 potresti anche arrenderti, ma a chi?
5) Fino a Quarto, sospettavi che il germe del dubbio non avesse alcuna probabilità di penetrare nel pensiero politico grillino. Il cui presupposto è fatto di certezze assolute, precristiane le potrebbe definire Alessandro Crossato, che se ne intende. La prima delle quali consiste nel negare che la corruzione stia alla morale pubblica e privata come la malattia sta alla salute. Ignorando, dunque, che l’eterno problema dell’uomo virtuoso sia come tenere la corruzione sotto controllo senza illudersi di poterla debellare una volta per tutte. Quarto dimostra che il sospetto era fondato: il Movimento 5 Stelle si accredita al governo del Paese rimuovendo il problema. “Chi, noi?” Cinque secoli di pensiero laico buttati nel cesso. Insieme a quanto di buono c’è anche nel pensiero giudaico-cristiano, che prevede indulgenza per chi riconosce la colpa. Si riuscirà a fermarli? E come se, in nome dell’anti renzismo, vengono sdoganati anche dai giornali più pensosi?
Vedi, caro Donato, come può essere illusoria l’idea di invecchiare serenamente?
RISPOSTA DS
L’amico (vero, non solo su fb) Vittorio Borelli scrive cose più argute delle mie sull’invecchiamento, ma è meno sereno di me. Come mai? Intanto perché Vittorio è (quasi) sempre stato più militante e più impegnato di me, che ho (quasi) sempre guardato alla politica come una partita a scacchi da raccontare, ma giocata da altri… E poi perché i riferimenti di Vittorio, tranne il punto 1 (è vero, invecchiando si rischia di diventare più incazzosi) sono tutti alla politica italiana. Forse perché i miei figli sono proiettati all’estero, io guardo all’Italia con amore ma con un certo distacco. Non me ne faccio un vanto, ma è così. Spesso mi sento dire dagli amici: ma come fai a essere ottimista con tutto quello che succede in Italia? In realtà non sono ottimista, sono preoccupato, ma per gli scenari mondiali e su questi sollecito a impegnarci. E l’Italia? forse ho una visione presbite, tendo a guardare al medio e lungo termine più che al breve, ma sono convinto che alla fine l’Italia si salverà se si risolveranno i grandi problemi globali e se l’Europa riuscirà a darsi una politica comune. A quel punto, magari “kicking and screaming”, come dicono gli inglesi, anche l’Italia recalcitrante dovrà adeguarsi.
PIETRO SPERONI DI FENIZIO
intanto penso che una vecchia maledizione era: “possa tu vivere in tempi interessanti” Ed eccoci qui, tutti a vivere in tempi interessanti, mi chiedo quando nel passato siamo stati tutti maledetti.
Penso anche che i problemi che ci sono sono enormi, e non basta lasciare un mondo migliore.
Anche perchè c’è molta confusione su che cosa sia effettivamente una strategia per lasciare un mondo migliore. Chi non usa una busta di plastica facendo la spesa, lascia un mondo migliore? O forse no, perchè quella busta di plastica a quel supermercato verrà presa da un altro. Chi prende il treno invece della macchina e rilascia meno anidride carbonica? O anche lì il sistema ha talmente tante fonti di bilanciamento che il valore del petrolio scende, se ne vende di più e si ribilancia? Forse per un singolo viaggio no. Ma per un singolo viaggio il miglioramento è anche troppo piccolo da fare alcuna differenza. Ma quando la differenza diventa misurabile, il sistema di bilanciamento inizia a funzionare.
Un altro modo di dire, questa volta americano, era: “takes 1 dollar to board a bus”. Che vuol dire che ci sono delle cose che per accadere devono superare dei threashold, dei punti limite. La famosa goccia che fa traboccare il vaso. Ma la goccia è un’immagine negativa. Invece l’autobus è positiva. La sensazione è che ci siano dei cambiamenti che devono avvenire, e se non si supera certi threasholds, semplicemente non si fa nessuna differenza. E torniamo alla domanda iniziale, che cosa vuol dire migliorare il Mondo, e quando possiamo dire che lo stiamo facendo davvero? Tutti considerano che Gandhi abbia migliorato il mondo, ma un mio amico ha avuto la famiglia sterminata nella guerra Indo Pachistana e considerava Gandhi responsabile di essa. Che threasholds devono essere superati per affrontare il Global Warming? E certo se anche ci riuscissimo, ci sarebbero molte persone che nel processo ci smenerebbero. Gente che deve la propria sopravvivenza a industrie superate. Magari che lavorano nel petrolio.
Tempi interessanti, tempi in cui è difficile distinguere tra migliorare e peggiorare il mondo. E la maggior parte dei conflitti sono combattuti tra persone che vogliono tutte migliorare il mondo, solo hanno idee diverse di che cosa questo significhi. Per fortuna che sono confuso.
DS
Commento molto interessante su questi tempi interessanti. Merita una risposta dettagliata, forse sul mio sito, ci devo pensare. Però quando ero ragazzo nel Nebraska con la mia famiglia americana frequentai la Unitarian Universalist Church che univa in una comune ricerca spirituale atei, agnostici, cristiani, buddisti e altri. Condividevano una massima: il dubbio è sacro, ma non lasciare che ti impedisca di agire per quello che consideri il bene comune.
PIETRO
Non confondere il dubbio sul “come” dal dubbio sul “cosa”. Il dubbio sul come non ti deve impedire di agire, ma il dubbio sul cosa deve fermarti eccome! Insomma se sei a Roma e non sai se andare a Castellina o Napoli stai fermo. Se invece hai deciso che vuoi andare a Castellina la scelta tra fare l’Aurelia o l’A1 non è motivo sufficiente per non muoversi.
DS
Ok, ma anche quando hai il dubbio sul “cosa”, alla fine è importante decidere un percorso. Ascolta la testa e la pancia, poi vai a Napoli o a Castellina oppure torni a casa. Guai a rimanere su una panchina in stazione a guardare i treni che passano…
PIETRO
e qui siamo in disaccordo. Specialmente quando il carburante comincia a scarseggiare…
Non voglio muovermi, per il gusto di muovermi. Nella nostra società abbiamo mitizzato la crescita e il movimento. Ma progresso e movimento non sono sinonimi.
DS
Guarda che hai scelto la metafora del movimento. Io ho parlato di agire, che è un’altra cosa. Agisci anche quando scegli di fare meditazione taoista.
PIETRO
La cosa ironica è che i taoisti aspirano al Wu Wei. Tradotto, Non Azione. Che non vuol dire non fare nulla, ma non andare contro la corrente. Sforzarsi di non far nulla è in questo senso un’azione, molto più che non farsi un piatto di pasta quando hai fame. Quindi questo apre un’altra ipotesi, quella della non azione. E ritornando al post precedente.
Se non sai cosa vuoi fare,
ti conviene Wu Wei-zzare.
Rosalba Colasanto
seppur gentile, io il posto non te lo cederei mai…
Vinicio Leonetti
Penso alla mia vecchiaia con progetti più ruspanti, come coltivare zucchine e pachino nel mio giardino, con basilico e qualke peperoncino piccante. Senza più scrivere neanke il mio nome. Comunque grande Direttore!!!
DS
Bellissimo progetto, Vinicio. Ma la terra è bassa, coltivarla costa fatica…
Marco Cecchini
Hai scritto tanto Donato ma questo forse e’ il tuo pezzo migliore. Una riflessione quasi perfetta su cosa significa il passare degli anni. Utile a tutti. Grazie
DS
Uno scrive per cinquant’anni di economia e di politica poi si sente dire che il suo pezzo migliore parla d’altro… Caro Marco, scherzo, naturalmente. Ti ringrazio moltissimo per i tuoi apprezzamenti!