La questione centrale: mastini o barboncini?

E’ un facile gioco di parole, dire che tra la “questione settentrionale” esplosa prima delle ultime elezioni e la “questione meridionale” che si trascina da più di un secolo esiste anche una “questione centrale”, cioè di tutti quei territori che non si identificano né con la Padania né col Mezzogiorno, dove gli amministratori legittimamente si interrogano sulle conseguenze della “secessione dolce” mascherata da federalismo che il nuovo governo si troverà a gestire.
In realtà (un altro gioco di parole, chiedo scusa), la questione centrale è davvero centrale, perché è questione nazionale. Solo un governo capace di dare risposte che valgono per tutti, solo una opposizione in grado di costruire un progetto alternativo di società, possono evitare che questo Paese vada a pezzi nell’illusione di stare meglio senza “gli altri”.

Tre scenari per il governo Berlusconi

Per il giornale on line Terza Repubblica ho scritto oggi questo articolo.

Siamo stati tra i primi, noi di Società aperta, a parlare di Terza Repubblica, tanto da farne, tre anni fa, la testata di questo giornale on line. Ci aspettavamo di arrivarci attraverso un percorso costituente che ridefinisse le regole del “bipolarismo bastardo” che ha caratterizzato la Seconda e che non ha impedito il declino, anzi lo ha accentuato al limite di un degrado irreparabile del Paese.
Oggi invece (si veda per esempio l’editorale di Massimo Giannini), la Terza Repubblica nasce sull’onda della netta vittoria di Silvio Berlusconi e della Lega: si profila un sistema nettamente bipolare, ma con una maggioranza forte, in grado di tenere saldamente il timone del governo per i prossimi cinque anni.
Le carte sono totalmente rimescolate. La sinistra avrà bisogno di tempo per analizzare le ragioni di una sconfitta così netta, che si è manifestata sia nell’annullamento della sinistra antagonista, sia nel mancato sfondamento al centro del Partito democratico. Anche la sopravvivenza dell’Udc sarà probabilmente irrilevante ai fini della governabilità. Insomma, Berlusconi, Fini e Bossi hanno in mano tutte le carte per governare. Con quali sbocchi? Ne posso immaginare tre: due nefasti e uno positivo, ma molto difficile.

Attenti alle idee: fanno perdere voti

In questa campagna elettorale i candidati alla guida del governo presentano tanti programmi, ma poche idee. I programmi sono promesse di leggi e leggine per modificare la situazione di questa o quella categoria: i contribuenti, i pensionati, i precari, le famiglie meno abbienti. Le idee sono (dovrebbero essere?) il contenitore generale dei programmi, la visione complessiva dell’evoluzione del Paese nella quale si collocano le iniziative specifiche che ogni schieramento vorrebbe realizzare nel prossimo quinquennio.
Con le promesse e i programmi si spera di guadagnare qualche voto, con le idee si rischia di perderne, perché le coalizioni elettorali sono in realtà piuttosto disomogenee: guai se davvero dovessero cominciare a discutere sui valori. E così non si discute di bioetica (Ferrara a parte, ma la sua atipicità è proprio l’eccezione che conferma la regola), assai poco di salvaguardia ambientale, ma anche, per esempio, dei modelli di equilibrio demografico: quanti immigrati vogliamo? Con quale politica di accoglienza? Mistero.
Ci sono però due aspetti che personalmente trovo molto interessanti e dei quali si discute, a margine della campagna elettorale, soprattutto grazie a due libri. LEGGI

Mi chiamo Speroni, mio nonno era mugnaio sull’Olona, però…

Alcuni commenti al mio precedente post che ho ricevuto sul blog e a voce m’inducono a una precisazione. Anche se la mia famiglia proviene dal cuore della Lombardia, anche se porto lo stesso cognome dell’eurodeputato Francesco, ex segretario di Umberto Bossi, non sono a favore della divisione del Nord dal resto del Paese. Ho solo cercato di descrivere i rischi che il Paese sta correndo e mi sembra che l’escalation dei toni sul tema della secessione giustifichi la mia preoccupazione. Ma chi legge articoli sullo schermo anziché su carta troppo spesso giudica in modo frettoloso. Oggi sul web si usa una lettura “impressionistica”; difficilmente ci si ferma a leggere fino in fondo un articolo, e comunque lo si fa così in fretta che non se ne colgono tutte le implicazioni.