Si parla molto, in questi giorni, di Libero Grassi, l’imprenditore ucciso dalla mafia nel 1991. Vorrei aggiungere un ricordo personale. Nel 1988 con Paolo Panerai, l’editore del gruppo Class, eravamo a PalermoIn a public debate in Palermo, Libero Grassi, the entrepreneur who was later killed by Mafia, asked me if my journalism was more similar to playing tennis or ping pong. His question could now be put to his colleagues, who proclaim that the ones who pay the “pizzo” will be expelled from Confindustria.
a presentare Capitale Sud, la rivista settimanale che dirigevo e che avevo ideato con l’ambizione di raccontare la crescita dell’economia meridionale. Erano tempi di grande ottimismo e speranza, dopo il varo di leggi importanti per il Sud. Era diffusa la sensazione che il Mezzogiorno si stesse omologando al resto del Paese.
All’incontro, svoltosi a Villa Zito, la sede di prestigio del Banco di Sicilia, c’era tutta la Palermo importante, dal sindaco Leoluca Orlando agli imprenditori e ai sindacalisti più in vista. Durante il dibattito che seguì la nostra presentazione si alzò Grassi: “Va bene tutto, ma voi giocate a tennis o a ping pong?” Qualcuno sbuffò, perché Grassi era considerato un guastafeste, ma aveva ragione lui, perché il Mezzogiorno, per essere raccontato, richiede profondità di campo, dinamismo e tanta fatica.
Più volte le sue parole mi sono tornate in mente. Capitale Sud ha chiuso nel 1993 dopo che le speranze degli anni ’80 sono miseramente fallite. Io ho dedicato a questa iniziativa sette anni cruciali della mia vita professionale, ma ancor oggi mi chiedo a che cosa abbiamo giocato. L’intenzione era certamente quella di giocare un gioco importante e qualche schiacciata vincente l’abbiamo pure fatta, su temi come gli sprechi di fondi pubblici, i contrasti tra gli enti del Mezzogiorno, il terremoto dell’Irpinia,. Ma la nostra capacità d’indagine non è stata sufficiente quando parlavamo delle economie locali, dei maneggi di classi dirigenti che per essere rivelati avrebbero richiesto ben altra incisività. Mi sembra del resto che ancor oggi buona parte della stampa economica del Mezzogiorno giochi a ping pong.
A parte il mio ricordo personale, la domanda di Libero Grassi torna ora di attualità, di fronte alla proclamata volontà della Confindustria di espellere gli imprenditori che pagano il pizzo. Stanno giocando a tennis o a ping pong? E’ davvero l’annuncio di una politica coraggiosa di “tolleranza zero” verso la criminalità (che come è stato giustamente detto dovrebbe estendersi ai casi di corruzione, alle tangenti e perché no all’evasione fiscale) oppure è solo un modo per “fare ammoina”?
Azzardo una risposta: penso che oggi tra gli imprenditori ci siano dei veri giocatori di tennis. E’ assai importante, per esempio, che la rivolta contro il pizzo sia nata da un costruttore catanese, Andrea Vecchio, mentre in passato gli edili erano i più compromessi con la criminalità, sia per spartirsi gli appalti, sia perché i loro cantieri sono più esposti a ritorsioni. E’ anche vero, e fa ben sperare, che il mondo degli imprenditori meridionali sta cambiando, perché non tutti dipendono dalle commesse pubbliche e cresce la presenza di attività manifatturiere e di servizio dove gli operatori sono più insofferenti alle vecchie pastoie. Ma temo che molti considerino tutta questa una finzione. Grassi, se fosse vivo, sarebbe il primo a chiedere: “Colleghi, a che gioco giocate?”.

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