I nostri ideali, dalla Resistenza all’Agenda 2030 per un mondo migliore

Ogni anno sul Monte Gottero, nell’Appennino tra Liguria, Toscana ed Emilia, si ricorda un episodio della guerra partigiana. Col passare del tempo, gli organizzatori hanno deciso di non parlare solo di Resistenza ma di guardare avanti. E così mi hanno invitato per conto dell’ASviS a parlare di sviluppo sostenibile. L’incontro si è svolto domenica 30 luglio, alla presenza di un centinaio di persone, compresi alcuni superstiti di quelle battaglie e dei sindaci dei Comuni vicini al Gòttero. Abbiamo ricordato i Caduti, cantato Bella Ciao, pranzato tutti insieme in un panorama stupendo oltre i mille metri. È stata una bellissima giornata e ho vissuto un’esperienza straordinaria. Ecco il testo del mio intervento.

Auguri per il 2014 dalla terra di mezzo…

Un saluto a chi pensa che Internet sia fonte di degrado solo perché non capisce tutte le opportunità delle nuove tecnologie. Un saluto anche a chi sta davvero troppo sulla Rete e perde qualità e spessore nei suoi rapporti e nelle sue conoscenze. Soprattutto, auguri a tutti noi che stiamo sempre “in mezzo” anche se…

Oggi possiamo trasformare in realtà la canzone di John Lennon

È tempo di passare dai sogni all’azione. Nel mondo ci sono centinaia di milioni di persone, forse miliardi, che hanno valori comuni e la Rete aiuta a metterli in relazione. In futuro questi legami saranno ancora più forti: il sogno di un movimento transnazionale globale che incida davvero sui comportamenti dei governi e delle organizzazioni regionali e mondiali può diventare realtà. Ne abbiamo bisogno perché il Pianeta è al collasso. Proviamo a enunciare i punti fondanti di una possibile “Agenda Mondo”: diritti delle donne, difesa delle libertà individuali e lotta agli integralismi, sostenibilità ambientale, rinnovamento del capitalismo per far fronte ai crescenti squilibri sociali, un codice etico sulle integrazioni uomo macchina. E tanto altro ancora.

2030 – La tempesta perfetta: una proposta “new global”

E’ uscito ieri in libreria il volume 2030. La tempesta perfetta – Come sopravvivere alla Grande Crisi (Rizzoli, 240 pagine, 18,50 euro, anche in e book) che ho scritto insieme a Gianluca Comin. L’accoglienza iniziale è stata ottima, con numerose recensioni, soprattutto on line, fin dal primo giorno. Abbiamo creato un sito che segue gli sviluppi del libro. Ci auguriamo che stimoli discussioni su temi che in Italia tendiamo sempre a nascondere sotto il tappeto, perché troppo presi dalle difficoltà dell’oggi per pensare anche ai rischi del domani. Eppure bisogna cambiare: politiche nazionali ed internazionali, comportamenti individuali e delle imprese, strumenti di misura del progresso, in un insieme che abbiamo definito “una filosofia new global”. Ci aiuta la rete, il moltiplicarsi delle comunicazioni, la crescente consapevolezza nel mondo dei rischi che stiamo correndo.

Il libro valuta la possibilità che entro il 2030 si determini una situazione difficilmente gestibile a causa dell’aumento dei consumi, delle diffuse povertà indotte anche dal riscaldamento del Pianeta, dalla debolezza delle risposte politiche a livello globale. Ne potrebbe derivare la cosiddetta “tempesta perfetta”, ancora più devastante di una guerra mondiale. Si può evitare? Abbiamo cercato di dare una risposta spaziando dalle problematiche demografiche a quelle ambientali, dalla politica all’economia.

Disoccupazione, ripresa, governance: commenti su F&M

Su Finanza & Mercati, il quotidiano di Milano diretto da Gianni Gambarotta, sto pubblicando una serie di articoli relativi a temi di attualità. Ecco i primi:

Sulla crescita economica: un articolo del 9 settembre.

Sulla disoccupazione, 1l 16 settembre.

Sulla ripresa “verde”, il 23 settembre

Sulla governance della finanza globale, il 30 settembre.

La Caritas: l’emigrazione non dipende dalla povertà

Ce ne accorgiamo adesso, in piena crisi, ma sapevamo da tempo che il “tappo” sarebbe saltato. Alla lunga i tappi saltano sempre, quando c’è troppa pressione. Le previsioni dell’Onu ci dicono che in Europa, se il saldo migratorio continuerà ad essere pari all’attuale flusso ufficiale, la popolazione residente da adesso al 2050 rimarrà stabile: i migranti infatti riequilibreranno il calo naturale. Ma andrà davvero così oppure dovremo fronteggiare una grande impennata degli arrivi? I demografi si interrogano sulla attendibilità delle previsioni dell’Onu, perché nello stesso arco di tempo la popolazione africana aumenterà di un miliardo di persone. Il problema dunque non è il “tappo”, ma la “bottiglia”: per le nuove generazioni africane l’Europa rappresenta un tale cambiamento in meglio in termini di reddito e di aiuti alla famiglia d’origine che tanto vale tentare la lotteria dell’immigrazione clandestina. Come possiamo fronteggiare questa situazione? L’ultimo rapporto statistico della Caritas fornisce elementi che fanno riflettere, partendo da quella che i demografi chiamano “migration hump”, la gobba delle migrazioni.