Il viaggio è stato lungo: circa 900 miglia nautiche, (quasi 1700 chilometri) e ha richiesto dodici giorni e quattro notti, perché una barca a vela come Phileas, lunga poco più di dieci metri, supera raramente i sei nodi (11 chilometri all’ora) a vela o a motore. Siamo partiti da Marina Kremik, tra Zara e Spalato, il 15 settembre e siamo arrivati a Cavo nell’Elba il 26 settembre. Mi ha accompagnato l’amico Eric Beaumont, un francese che adesso per amore vive nell’entroterra toscano, ma che ha al suo attivo quattro traversate atlantiche in solitario. Scopo del trasferimento, consegnare la barca a mio figlio Tommaso, che subentra a me come armatore e che, lavorando (tanto) a Firenze, giustamente vuole avere la barca a portata di week end. Per gli amanti della nautica e gli amici comunque curiosi, racconto il viaggio con maggiori dettagli di quanto ho fatto su Facebook.
La rotta. Ci siamo dati una regola: evitare di entrare al buio nei porti che non conoscevamo. Meglio in quei casi navigare per tutta la notte. Vista la durata delle giornate in settembre (circa dodici ore di luce) le nostre tappe andavano da un massimo di 60 miglia per i trasferimenti diurni a 180 per quelli di due giorni e una notte. Facevamo. più o meno, turni di un’ora di giorno e di tre ore di notte.
Le tappe (in neretto le notturne) sono state:
Marina Kremik – Lissa (Vis) (39 miglia). Venti prevalenti da sudest, tutto di bolina: a vela con randa, genoa e barca fortemente sbandata; oppure a motore e vela con randa e trinchetta, quando si doveva stringere il vento con un angolo inferiore a 30°.
Lissa – Brindisi (181) – Poco vento, con randa e motore, raramente le vele di prua.
Brindisi – Otranto (34). Vento da nordest, tratto bellissimo solo a vela con fiocco tangonato, quasi sempre a farfalla (randa da una parte e fiocco dall’altra).
Otranto – Leuca (27). Breve tappa in attesa che si calmasse la burrasca sullo Jonio. Quasi tutta a motore e randa.
Leuca – Messina (199). Vela e motore. La tappa più lunga; infatti siamo partiti prima dell’alba. Per fortuna abbiamo imbroccato le correnti giuste nello Stretto. A proposito, è un peccato che non esista un sito pubblico che dia velocità e direzione delle correnti tra Scilla e Cariddi, che in questa stagione possono superare i quattro nodi. A Messina abbiamo ottenuto l’informazione alla Marina di Nettuno da una ricerca dell’Università, ma il software non è accessibile a tutti.
Messina – Nerano (159). Tappa dura nel tratto notturno dopo Stromboli. Niente di trascendentale, ma basta un vento forza quattro contro, con mare molto mosso, per dare delle belle botte alla barca e provocare ondate che arrivano in coperta. In questi casi il motore serve poco, sono fondamentali le vele terzarolate, cioè ridotte, e bisogna fare dei bordi che portano fuori rotta. Volevamo arrivare a Ischia ma abbiamo dovuto ripiegare sulla penisola sorrentina. All’arrivo abbiamo preso la boa di un ristorante e ci siamo festeggiati con un’ottima cena in un ristorante locale.
Nerano – Gaeta (54). Da qui abbiamo avuto tempo bellissimo, ma con poco vento. Quindi grandi smotorate, randa (che serve sempre a stabilizzare la barca), raramente il fiocco.
Gaeta – Cavo (183). Come sopra. All’alba abbiamo visto da vicino l’impressionante cantiere della Costa Concordia al Giglio.
I porti. Siamo sempre andati nei marina o comunque in ormeggi a pagamento, con prezzi variabili tra i 21 euro di Brindisi e i circa 60 di Gaeta. Con servizi igienici altrettanto variabili. Faraonici e irrazionali a Brindisi (enormi, ma non sai dove appendere un asciugamano), pressoché inesistenti a Cavo (bagni pubblici al centro del paese, peraltro chiusi di notte). Deludente in particolare Lissa rispetto agli standard della Croazia: si pagano 50 euro e c’è una sola doccia con lunghe code. In quel porto e meglio prendere una boa e pagare molto meno.
Riparazioni. Arrivando a Marina Kremik abbiamo avuto la sorpresa di scoprire che durante la sosta della barca erano saltati tutti i rivetti che tenevano il vang attaccato all’albero. Per fortuna nel marina c’è una piccola officina di persone gentilissime che ci hanno venduto i rivetti nuovi e prestato la rivettatrice. Nella notte verso Brindisi si è rotta la cinghia dell’acqua di raffreddamento del motore. Ma avevamo il ricambio e Eric l’ha riparata in pochi minuti.
Carburante. Nel viaggio abbiamo consumato circa 200 litri di gasolio: il motore Yanmar consuma circa 2,5 litri all’ora. Non oso pensare cosa sarebbe costato questo viaggio con un “ferro da stiro”.
Alimentazione. Formaggio e pomodori, fagioli e tonno, uova patate e wurstel a pranzo, preceduti da uno spuntino a metà mattina. Frutta. Pasta la sera con vari sughi, quasi sempre in scatola. Per le prime due notti di navigazione, con tempo incerto, ho preparato in anticipo un’insalata di riso. Avevo anche in barca le “ricette della barcalinga” scritte dalla mia compagna Joan, ma non mi sono cimentato.
Sicurezza. “Hai le cinture di sicurezza?”. Eric me le ha chieste nella notte “dura” nel Tirreno meridionale, per poter andare a prua rimanendo legato. Ma erano finite in un gavone sotto il sacco di una vela, quasi impossibili da raggiungere con la barca sbandata. Frustrante. Alle mie rimostranze, arrivati in porto, Tommaso ha risposto che erano già lì, mentre io ribadivo di averle collocate in posizione ben più accessibile. La morale è comunque che salvagenti, fuochi e cinture vanno sempre controllati prima di partire.
Incontri. Un gruppo di delfini giocosi tra Lissa e Brindisi, al tramonto. Una bestia grossa che ci passava sotto di notte a venti metri di profondità (lo vedevo dagli sbalzi dello scandaglio) vicino a Fiumicino. Eric, che in quel tratto di mare aveva già incontrato due capodogli, dice di aver anche sentito il classico odore di pesce marcio delle balene quando emergono, ma non abbiamo visto niente. Altro incontro nella stessa notte, una motovedetta delle Autorità che ci ha puntato col faro arrivando sottobordo a gran velocità. Poi se n’è andata senza dire niente, anche se avevamo il Vhf acceso sul canale 16. E visto che parliamo della Autorità, segnalo la cortesia della Capitaneria di porto di Messina che si è data da fare per trovarci un ormeggio sulla banchina delle navi, visto che Marina del Nettuno risultava tutta occupata. Ma poi non c’è n’è stato bisogno. Abbiamo scoperto che di Marina del Nettuno ce ne sono due, e il Navionics ci forniva il numero di quella di Milazzo. Il problema è stato risolto con le tradizionali Pagine Azzurre.
Carteggio. A parte l’errore già raccontato, il Navionics scaricato sul tablet per 39 euro è stato utilissimo, ha sostituito le carte che peraltro avevamo in barca, anche con particolari aggiornatissimi sulle aree con divieti di navigazione o di ormeggio. Ritornando a navigare nel Tirreno dopo più di dieci anni, ho visto che i divieti si sono moltiplicati. Per esempio, non si può più attraccare vicino alle due isole del Canale di Piombino, Cerboli e Palmaiola. Molto ujtili comunque i portolani cartacei: oltre alle già citate Pagine azzurre, abbiamo usato la Guida al Mare Adriatico, Edizioni Zanichelli, e 777 Mar Ligure – Mar Tirreno, Editore Magnamare. ma ho anche trovato utili le pagine sulle Stretto di Messina del grande e mai dimenticato Mauro Mancini, in quei Navigare lungocosta sui quali ho cominciato a sognare i miei primi viaggi per mare.
È stata una bella avventura e ringrazio Eric per la sua disponibilità, la sua pazienza e tutte le cose che mi ha insegnato, anche se navigo da quarant’anni. Concludo con una considerazione personale. Volevo vendere la barca (lo avevo scritto su questo sito due anni fa), perché oggi ho altre priorità e anche meno energia e meno reddito. Non sono riuscito a trovare un acquirente a un prezzo decente, con questa crisi, ma sono contento invece di averla regalata a Tommaso. È come trasmettere un pezzo di se stessi, della propria esperienza e delle cose che si amano. Buon vento, figlio mio.
Questo disegno illustrava un mio articolo su Bolina di qualche anno fa.
Ciao Donato ho appena sentito Joan e so che ci vedremo giovedì sera. E’ stata lei a dirmi che avevi scritto della tua avventura in barca e così sono venuto a leggere. Deve essere stato molto bello anche se stancante. Interessante anche il racconto completo di aspetti “tecnici” e di informazioni per altri navigatori. Aspetto di vederti per avere dal vivo altri dettagli del viaggio. Un abbraccio André
Grazie Andrè! Adesso che la barca è più vicina, potremo organizzare qualche giro da Castellina. Naturalmente chiedendo il permesso al nuovo armatore…