Come andrà a finire? Che cosa succederà all’Italia, all’Europa, al Mondo nei prossimi dieci anni? Avevo posto questa domanda su Numerus, il mio blog sul sito del Corriere della Sera, ho provato a porla in un incontro pubblico, poi ieri l’ho riproposta su Facebook.

Ho sintetizzato le ipotesi per il nostro futuro a dieci anni in tre domande, che servono a comporre otto scenari. Ecco le domande, alle quali si deve rispondere indicando la percentuale di esito positivo.

A) nel Mondo, la tendenza verso una progressiva ingovernabilità dei fenomeni globali verrà corretta dagli accordi tra gli Stati?
B) L’Europa riuscirà a darsi forme di governo più efficienti che consentano a questo continente di affrontare adeguatamente le sfide del futuro?
C) L’Italia riuscirà a correggere i suoi mali collettivi e a diventare un Paese più unito, più onesto e più giusto, tutelando il benessere collettivo?

Come andrà a finire? Che cosa succederà all’Italia, all’Europa, al Mondo nei prossimi dieci anni? Avevo posto questa domanda su Numerus, il mio blog sul sito del Corriere della Sera, ho provato a porla di recente in un incontro pubblico, poi ieri l’ho riproposta su Facebook. Ho sintetizzato le ipotesi per il nostro futuro a dieci anni in tre domande, che servono a comporre otto scenari. Ecco le domande, alle quali si deve rispondere indicando la percentuale di esito positivo.

Potete elaborare le vostre personali previsioni sulla base delle vostre opzioni personali,

attraverso questo foglio Excel. Ma nel frattempo ho fatto i calcoli sulle prime trenta risposte, tra amici e amici degli amici: non si tratta certo di un campione statistico, ma di una indicazione significativa del “mood” verso il futuro. Che non promette molto di buono, come vedremo.

Tra queste risposte la media è la seguente:

A: 43; B: 53; C: 32.

Su richiesta di mio figlio Pietro (il matematico) ho anche calcolato la mediana  (cioè il voto intermedio, quello che in questo caso si collocava al 15° posto. Ecco il risultato:

A: 45; B:50; C:30.

Alla fine ho preferito proseguire il lavoro sulla base delle medie anziché delle mediane, per tener conto del fatto che nel complesso c’è una propensione a dare all’Europa una probabilità un po’ superiore al 50. Mentre tra media e mediana per l’Italia, purtroppo, c’è poca differenza.

Incrociando le probabilità medie dei tre scenari ho ricavato questo schema, dove ovviamente le frecce verso l’alto indicano esiti positivi e le frecce verso il basso esiti negativi. 

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Agli otto scenari  ho anche cercato di dare una interpretazione. Ve li presento in ordine di probabilità:

7) Sprofondati nel Mediterraneo: 20,5%

Nel caos mondiale, l’Europa ha trovato una propria identità. Però la sfida è troppo difficile, è necessario abbandonare la zavorra. Così l’Italia, con altri Paesi deboli del Sud Europa, sono lasciati al loro destino, più vicini ormai all’Africa che alla Germania. Oppure il Paese si spacca: l’Europa del Nord salva l’Italia del Nord e lascia affondare il resto.

8) Si salvi chi può: 18,2%

La “tempesta perfetta” non risparmia nessuno. Ogni Paese pensa a se stesso, diverse nazioni si dividono, le ideologie estreme prevalgono e tutti cercano di arrangiarsi. È lo scenario peggiore, quello che nel quale l’irrisolta ed eterna crisi italiana non ha nessun ancoraggio per “cambiar verso”. I giovani se ne vanno a cercare fortuna altrove, ammesso che esista ancora un ‘altrove’ dove si vive meglio.

3) La Germania decide per noi: 15,5%

Sia il Mondo che l’Europa hanno fatto progressi importanti. L’Italia invece no, non ha saputo rinnovare la sua classe dirigente, ridurre il divario tra nord e sud, combattere la corruzione. Per fortuna i popoli forti d’Europa a cominciare dai tedeschi hanno fatto quattro calcoli e hanno deciso che non conviene lasciarci alla deriva, anche perché amano troppo la Toscana e le altre meraviglie d’Italia. Infatti se la stanno comprando pezzo per pezzo.

4) Nelle mani dei cinesi: 13,7%

Il Mondo fa progressi, Stati Uniti, Cina e altri Paesi emergenti hanno raggiunto accordi significativi, ma l’Europa è praticamente scomparsa. Di fatto non esiste più come entità politica comune, perché ciascun Paese preferisce “far da sé”. L’Italia è debole, sempre meno attrezzata per competere nel contesto internazionale. Merci e servizi vengono ormai dal resto del mondo; per ottenere credito abbiamo dovuto dare in garanzia e in gestione alla Cina o ad altri Stati emergenti gran parte del nostro patrimonio archeologico,  a cominciare dai Fori e dal Colosseo.

5) Gioco duro in un mondo diviso: 9,7%

I tentativi di costruire una governance internazionale sono falliti. Il mondo si divide in aree di influenza che marcano le loro differenze ideologiche, religiose, culturali. Sui problemi del clima si procede  in ordine sparso. È fallito il tentativo di mitigare l’aumento delle temperature, e tutti i Paesi lavorano con fanno grandi investimenti (se possono) per adattarsi a un Pianeta che diventerà diverso da quello che abbiamo conosciuto. L’Europa però gioca alla pari con le altre grandi potenze grazie a una effettiva unità politica e l’Italia  fa la sua parte, in un continente che cerca di non essere travolto dal caos mondiale, dal terrorismo, da gigantesche migrazioni.

6) Un’Italia orgogliosa ma affaticata: 8,6%

Sembra strano, ma l’Italia, grazie alla creatività dei suoi abitanti, è diventata un punto di riferimento nella disgregazione dell’ordine mondiale e delle relazioni europee. È rispettata, talvolta invidiata, riesce a tutelare una accettabile qualità della vita. Però tutto questo costa una gran fatica, la pressione migratoria è fortissima e la gente è preoccupata per il futuro, perché comprende che si tratta di un equilibrio instabile.

1) Il migliore dei mondi possibili: 7,3%

Il Mondo è diventato un luogo più ordinato, grazie alla collaborazione internazionale, favorita anche dalla pressione “dal basso” dei popoli che soprattutto grazie alla Rete tendono ad avere valori comuni. L’Europa ha trovato un nuovo equilibrio tra poteri federali e Stati nazionali; è in grado di contare davvero sulla scena internazionale, con moneta affidabile e una crescita “inclusiva e sostenibile”. Anche l’Italia ha davvero “cambiato verso”. Le riforme essenziali sono state fatte, la corruzione debellata o comunque contenuta. La gente è più soddisfatta, c’è meno povertà, anche il Sud offre nuove prospettive. Insomma, è lo scenario che tutti noi vorremmo.

2) L’Italia affronta da sola la sfida mondiale: 6,5%

Il Mondo ha avviato a soluzione molti problemi globali, ma l’Europa non è riuscita a darsi una politica comune. Germania, Francia e Gran Bretagna procedono in ordine sparso. L’Italia però, con un “colpo di reni”, è riuscita a riformare le sue istituzioni e a difendere il suo ruolo nel contesto internazionale. È solo una potenza medio – piccola, ma la creatività italiana, la valorizzazione del turismo e una nuova generazione di giovani venuti alla ribalta riescono comunque a preservare il benessere economico del Paese.

***

Il quadro che deriva da queste previsioni non è molto confortante. In pratica c’è poca fiducia nell’evoluzione a medio termine dell’ordine mondiale, quello che era oggetto del libro “2030 – La tempesta perfetta. Come sopravvivere alla grande crisi” che ho pubblicato nel 2012 con Gianluca Comin. Un po’ più di fiducia, ma poca, nella capacità  di una risposta europea e pochissima fiducia nell’Italia. Si ritiene che ci siano più di 2/3 di probabilità che la situazione italiana peggiori rispetto all’evoluzione internazionale.

Brutta storia, ragazzi, e parlo soprattutto ai più giovani. Il nostro libro era soprattutto un invito a reagire alle difficili sfide dell’immediato futuro.  Tre anni dopo dobbiamo dire che la situazione si è effettivamente aggravata (se non altro perché siamo in guerra!) e quindi la necessità di reagire si è fatta ancor più stringente.

Non posso che concludere con la stessa frase  di Shakespeare che pubblicammo nel nostro libro, tratta dalla Tempesta:

CAPITANO – Capo nocchiero!

CAPO NOCCHIERO – Sono qui, capitano. Che c’è?

CAPITANO – Coraggio, dà voce alla ciurma:

 che si diano daffare, forza, forza!

O qui coliamo a picco… Avanti! Presto!

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