Perché quello che è successo a Napoli non potrebbe succedere a Udine, a Vigevano, ad Abbiategrasso? La domanda posta da Iuri Maria Prado nella sua rubrica su Radio Radicale a mio giudizio va al cuore del problema e mi spinge a intervenire nuovamente su questo tema.
Anche se i cultori della napoletanità si stracciano le vesti di fronte a questi discorsi (a cominciare da Raffaele La Capria che su Corriere della Sera di martedì 8 ha riaffermato che la vera colpa dei napoletani sarebbe “la sopportazione di tutte le inadempienze secolari della politica italiana”), il vero problema di Napoli, della Campania, di buona parte del Mezzogiorno è la mancanza di una cultura della legalità e del rispetto verso chi esprime l’autorità. La malavita organizzata è l’effetto e non la causa di questa situazione che si manifesta in mille comportamenti, dal fatto che il casco in moto diventa un optional sotto il Garigliano al menefreghismo degli operai di Pomigliano d’Arco, la fabbrica che ha dovuto essere chiusa e ripensata perché aveva i più bassi standard qualitativi in campo automobilistico. Per non parlare della cultura della raccomandazione, che c’è anche nel resto d’Italia, ma nel Sud è il prerequisito di qualsiasi comportamento, dall’esame all’università alla ricerca del posto di lavoro.
Colpa della povertà, del sottosviluppo che costringe a questi comportamenti? Ma per piacere. Il Veneto nel dopoguerra non stava meglio del Mezzogiorno. Perché si è sviluppato in modo diverso? Anche il Veneto, per dirla con La Capria, subisce il peso di “inadempienze secolari” (basta pensare allo stato delle sue strade), ma certo ha reagito diversamente. Forse perché i veneti sono più polentoni e più rispettosi dell’ordine costituito…
Non c’è da farne colpa a nessuno, ma è un dato di fatto che la cultura prevalente in molte aree del Sud è diversa da quella del resto d’Italia e d’Europa, dove pure si ruba e si corrompe, ma dove esiste un sistema sociale e politico in grado di limitare i danni dei comportamenti devianti. Ci sono, lo ribadisco per evitare obiezioni scontate, anche nel Sud persone splendide, amministratori onesti, aree che si sottraggono alla criminalità, alla corruzione e al menefreghismo. Ma finché non affronteremo il problema dei comportamenti prevalenti, che come dice Prado sono diversi da quelli di Udine o Vigevano, non ne verremo a capo.
Che fare? Un taglio netto e lasciamo il Sud al suo destino? Io penso che questo sarà l’esito inevitabile, un esito, come ho già scritto, forse più vicino di quel che ci aspettiamo, se non si corre ai ripari, ma dico anche che sarebbe una soluzione catastrofica. Non solo perché credo nell’Unità d’Italia che ci hanno consegnato i nostri padri, ma anche perché banalmente vivendo a Roma non voglio a trovarmi a far parte della nuova Repubblica borbonica.
Proviamo infatti a ipotizzare la secessione. Per ovvie ragioni politiche a muoversi sarebbe la Padania, con le regioni del centro Italia schierate invece a difesa dell’Unità. Risultato: il Nord se ne andrebbe per conto suo e il resto d’Italia si troverebbe ancor più nelle peste, con un peso crescente delle regioni e dei comportamenti meridionali.
E allora? E’ necessario mettere insieme tutte le forze che pensano che i comportamenti illegali sono davvero inaccettabili e che sono disposte a battersi per una “tolleranza zero” non solo verso malavita organizzata, microcriminalità e corruzione, ma anche verso motorinisti senza caschi, cassonetti rovesciati e altri comportamenti devianti.
Non c’è bisogno di mandare l’esercito nel Sud, se non in casi molto specifici: basta pretendere, nel Sud come nel Nord, che chi ha il potere faccia rispettare le norme. Non accettare come fatti inevitabili i blocchi stradali (neppure quelli degli scioperanti); e commissariare le autorità inadempienti come si fa con i comuni infiltrati dalla mafia.
Insomma, è necessario creare un blocco per la legalità che avrà il suo cuore nella parte del Paese che crede nello stato di diritto, ma che dovrà contare su importanti alleanze. E’ probabile che le forze a favore della legalità siano soprattutto nel Nord, ma non è detto: la battaglia che la Confindustra siciliana sta combattendo contro le aziende che pagano il pizzo è un segno importante di cambiamento di mentalità, e faccio ammenda se in passato ho avanzato qualche dubbio sull’effettiva volontà di impegnarsi in questa direzione.
Il discorso riguarda anche la scuola e i giovani. Ai ragazzi calabresi che giustamente si dichiarano contro la ndrangheta c’è da chiedere se sono disposti a battersi più in generale per il rispetto della legge in tutte le sue forme. Riguarda la magistratura, frustrata da un sistema che di fatto impedisce di punire chi viola la legge. Riguarda i media, che troppo spesso danno per scontate le manifestazioni di illegalità.
Soprattutto, un blocco per la legalità presuppone schieramenti politici diversi. Certo è inimmaginabile che sia guidato dal cavalier Berlusconi, ma non si può neppure pensare che inglobi le forze di sinistra che fanno l’occhiolino a qualsiasi capopopolo in nome delle ingiustizie sociali. Non so se e come potremo arrivarci. Ma nello stato di degrado in cui siamo, questo è il cuore della nuova politica che vogliamo, per poter tornare a dire ai nostri figli che possono credere in questo Paese e non andarsene necessariamente a lavorare all’estero.

7 commenti

  1. Le consiglio il libro di Carlo Trigilia “Dinamismo privato e disordine pubblico”.

    Secondo me un buon libro per vedere le responsabilità della situazione attuale in modo lucido.

    Se posso fare una sintesi brevissima: dagli anni ’50 ad oggi una Parte consistente del Sud, forse quella migliore è emigrata al Nord (e forse emigra ancora visto la disoccupazione galoppante). Un trasferimnto di capitale umano che ha dato dinamismo al Nord e depauperato il Sud. Sud che ha anche perso una parte della propria imprenditoria per la scellerata scelta delle cosiddette “Cattedrali nel Deserto”, industrie pesanti che non creano “sviluppo locale” e professionalità sul territorio.
    Il qualche modo i “polentoni del Nord-est” si sono salvati da un intervento deletereo dello Stato che avrebbe danneggiato la piccola media imprenditoria fonte del loro futuro successo (non sono contrario agli interventi degli stati in generale, ma vanno fatti oculatamente).

    Certo, se il Sud va a rotoli, la colpa è anche del Sud stesso e del pessimo senso civico sul territorio. Ma non dimentichiamoci di tutti i fattori, sennò rischiamo di commettere ancora errori e di non dare il giusto perso alle responsabilità.

  2. scarsos,

    di nome e anche di fatto. Come si fa a dire che quelli del nord est sono stati fortunati perche’ si sono sottratti dall’influenza nefasta dello stato!!
    Quel colpo di mano dell’unita’ d’italia fatta da 1000 tagliagole e favoriti dalla congiuntura internazionale di quei tempi, ancora adesso torna per chiederne conto.
    Il capitale umano che dal sud emigro’ al nord comprendeva anche gente in soggiorno obbligato e parecchi delinquenti che hanno prolificato: vedi la composizione odierna dei detenuti nelle carcere padane (50% meridionali,40% extracomunitari e solo il 10% del nord)e i problemi sociali che i settentrionali hanno dovuto subire a causa dell’invasione.Molti meridionali emigrati hanno trovato al nord l’america, con centinaia di migliaia di posti pubblici improduttivi ricoperti da loro.
    Non sto dicendo che tutti i meridionali sono delinquenti o parassiti, ma quasi tutti i delinquenti e i parassiti non provengono dal nord.
    Poi possiamo dire che ci sono tante giustificazioni, ma questa’ è la realta’.
    E allora? Secessione è l’unica soluzione.
    Renato

  3. Ritengo che l’unica soluzione al problema sia ritornare alla divisione giografica Italiana prima del 1861, cioè prima che il terrorista Garibaldi su mandato del ladrone Cavour unissero (con bene placido di Francia e Inghilterra) l’Italia.
    E’ da lì che partono i mali del Mezzogiorno, Qualsiasi popolo (quindi anche quello Napolitano)dopo 150 anni di occupazione e colonizzazione sarebbe ridotto a brabdelli, fiaccato nel morale e nella dignita.
    Per l’amico Romano disco solo di non preoccuparsi, Roma non ha mai fatto parte del regno di Napoli (poi delle due Sicilie) e di certo non lo farà in futuro.
    Vedremo come se la caverà senza i ministeri mangia soldi che sostengono l’economia della città.

    Secessione, viva la Repubblica Delle Due Sicilie.

  4. No non sono convinto che il nord est si sia sviluppato per una pura casualità o per interventi mancati ma scherziamo.. dopo la guerra il nord est era in ginocchio e si emigrava in tutto il mondo. ora è la locomotiva trainante del paese perchè c’è una cultura del lavoro che purtroppo nel mezzogiorno manca, diciamo la verità.

  5. In effetti la cultura del lavoro nel nord e’ innegabile. Anche se prima del 1861 l’economia del Regno le era nettamente superiore.
    In ogni caso, non intravedo un problema solo economico tra nord e sud, anzi piuttosto : sociale, culturale ed etnico. Il Federalismo in Italia sara’ a mio avviso l’anticamera della Secessione …. Soluzione Finale a tante questioni irrisolte e irrisolvibili di noi pseudo-italiani. Tornando all’economia, tuttavia, mi tortura l’idea di non poter leggere le statistiche economiche Nord/Sud dell’anno 2160.
    W il Re!

  6. Il sud deve tornare al regno borbonico con capitale Napoli, ripristinare un proprio esercito ridando il trono all’ultimo discendente della dinastia. Del nord a me non interessa un fico secco, io lavoro al sud di mio, non sono un parassita statale, non compro prodotti del nord anche se non sempre posso fartlo purtroppo a volte con dolore mi ci vedo costretto, non sono mai andato oltre la Toscana, mai andrò oltre. I meridionali di difetti è vero ne hanno mille se dovessimo elencarli ma siete stati voi i responsabili di tale situzione, con decenni di colonialismo, guerra civile, fucilazioni, stupri massacri di ogni tipo, distruzione intera di paesi massacrando anche i cani. In tale oppressione le genti del sud purtroppo si sono dovute adattare come??? con il malaffare, perchè le tasse erano elevatissime sui poveri cittadini meridionali, rubando per vivere, ed ecco che si sviluppa la mafia, la camorra, inizialmente nate come forma di resistenza al criminale oppressore piemontese,col tempo però si è avuta una degenarazione senza freni cha ha portato alla catastrofica situazione attuale. Come si può sperare che i meridionali possano cambiare in 5 anni se sono stati costretti da voi per 150 anni a diventare come oggi sono. Dove sta lo stato al sud eh?? Ci viene solo quando deve reprimere o racimolare voti. Ecco la frase per rendere l’idea di un piemontese all’epoca ufficiale nel regio esercito Italiano o meglio dei Savoia: IL PIEMONTE SI E’ AVVALSO DI ESULI AMBIZIOSI,INETTI,SERVILI,INCURANTI DELLE SORTI DEL PROPRIO PAESE E PREOCCUPATI SOLTANTO DI RENDERSI GRADITI,CON I LORO ATTI DI SERVILISMO, A CHI,DA TORINO,DECIDE ORA SULLE SORTI DELLE PROVINCE NAPOLETANE.E ACCANTO A QUESTI UOMINI,ADULATORI E FAZIOSI,IL PIEMONTE HA POSTO NEGLI UFFICI DI MAGGIORE RESPONSABILITA’GLI ELEMENTI PEGGIORI DEL PAESE:SPIONI PAGATI DALLA POLIZIA,SONO ORA GIUDICI DI MENDAMENTO O GIUDICI CIRCONDARIALI,SOTTOPREFETTI O DELEGATI DI POLIZIA,NEGLI UFFICI SONO ORA SOGGETTI DIFFAMATI CHE HANNO UNA SOLA QUALITA’,SERVIRE CHI DETIENE IL POTERE”. Le sofferenze patite dai meridionali sono incommensurabili, questo paese ha fallito ed il pPiemonte andrebbe deferito di fronte alla corte europea per la tutela dei diritti umani è condannato per crimini contro l’umanita costringendolo ad un risarcimento verso il sud, a quel punto firmeremo il federalismo ed ognuno per sè, ma non illudetevi di poter vendere i vostri prodotti al sud senza pagare i dazi doganali, o di venire a fare le vostre vacanze senza passare per le nostre frontiere pagando il pedaggio.

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