L’uso del termine “sinistra radicale” confonde le idee alla gente, ma si sta diffondendo. C’è da chiedersi se non si tratti di un disegno deliberato. La “sinistra radicale” comprenderebbe l’ala dei Ds che non vuole entrare nel futuro partito unico con la Margherita, i Verdi, i Comunisti italiani, Rifondazione comunista. Ha protestato giustamente un radicale vero, e cioè Marco Cappato (presidente dell’Associazione Luca Coscioni), ospite del Tg della 7, lunedì 5: “Ma perché non li chiamate col loro nome? Sono la sinistra comunista”. E pochi giorni prima, conducendo la rassegna stampa di Prima pagina su Rai 3, l’ex direttore dell’Ansa Pierluigi Magnaschi aveva condannato questa abitudine in nome della chiarezza informativa. Magnaschi non è un seguace di Marco Pannella; è solo un giornalista che si è sempre caratterizzato per oggettività e senso della misura.

A chi conviene questo rimescolamento delle etichette? Forse allo schieramento non riformista, che non vuole chiamarsi né comunista (i Verdi non lo sono e comunque sarebbe limitativo) né marxista (ragnatele).

Potrebbe andar bene antagonista? Forse, ma come si spiega che invece sono al governo?

Massimalista? E che significa, quando nessuno crede di poter fare la rivoluzione?

Non riformista? Troppo misero. Di estrema sinistra? Sa di dopoguerra, poi per carità, a Roma nessuno è estremista.

Ed ecco allora che in mancanza di un termine unificante fa comodo fregiarsi (o fregarsi?) del nome un altro partito usandolo come aggettivo. Forse però questo scippo fa piacere anche a chi ha visto con preoccupazione il ruolo rilevante che i radicali avevano assunto nel 2006 con la nascita della Rosa nel Pugno insieme allo Sdi. In realtà il progetto non è stato premiato dalle urne, e anche la Rosa sembra prematuramente appassita. Ma non si sa mai, un po’ di disionformazia può servire a tenere nell’angolo quei rompiscatole, facendo in modo che la gente li confonda con chi ha posizioni totalmente antitetiche alle loro.

Dietrologia? Lo ammetto. Però ascoltando la Tv di stato si ha l’impressione che il termine “sinistra radicale” sia usato con grande piacere dai giornalisti più ossequiosi al potere.

In Rome the political jargon is using the term “radical left” to include the former Communist parties and the Greens. For the Italian public opinion this habit is very confusing, because the true Radicals do not belong to that political area. But confusion helps: not only the far left, but all the enemies of the small but pugnacious group of Marco Pannella’s followers.

5 commenti

  1. Il problema e’ che i radicali hanno rubato una parola. Invece che chiamare il loro partito, originariamente, con un nuovo nome, hanno usato un aggettivo che gia’ esisteva, e adesso si infervorano perche’ la gente continua a usare quell’aggettivo nel comune parlare. E come se Berlusconi facesse causa a dei tifosi ultra’ perche’ hanno una maglietta con su scritto ‘Forza Italia’ mentre tirano bottiglie. Non gliel’ha mica ordinato il dottore di usare dei termini esistenti. L’universo e’ pieno di stringhe di caratteri che non sono mai stati usati. D’ora in poi i nuovi partiti si dovrebbero inventare dei nomi nuovi.

    E usando il termine radicale come aggettivo, io, per esempio, mi sento molto piu’ rappresentato dal termine ‘sinistra radicale’ che dal termine ‘sinistra comunista’. Dell’ideologia del comunismo nel pensiero politico a cui mi riferisco c’e’ proprio poco.

    Forse ‘sinistra connessa’ potrebbe rappresentarmi meglio. O anche meglio l’Internazionale Connessa. Mentre i libertari-capitalisti-multinazionali potrebbero divantare l’Internazionale Commessa.

    Pietro

  2. la sinistra ds, i verdi non sono come dici tu sinistra comunista. anche partiti come fiamma tricolore vengono definiti radicali, ma di destra. ormai c’è questo conflitto di termini, ma che bisogna accettare. li chiamano sinistra radicale, come sinistra estrema. sinistra antagonista non va tanto bene, perchè la sinistra d’opposizione può essere definita antagonista.

    il radicalismo esiste da 150 anni, ed il partito radicale italiano prima del fascismo era diverso da i radicali italiani. molto diverso. tutta un altra cosa, per molti aspetti ancora con idee moderne per oggi.

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