Un enologo ischitano ci ha dato la lezione politica più importante di questi ultimi mesi anticipando una rivoluzione che ha già travolto i socialisti francesi e che ben presto rivoluzionerà anche la politica italiana.
L’enologo è Andrea D’Ambra, 22 anni, che ha curato un sito e ha messo in moto una petizione popolare contro i costi di ricarica dei telefoni cellulari, anomalia tutta italiana. Dalla cronaca della sua iniziativa raccontata sulla sua home page (e dall’intervista a Radio radicale domenica 19) si apprende come sia stato preso assai poco sul serio dalle istituzioni italiane e anche dalle associazioni dei consumatori, finché non si è rivolto alla Commissione europea che ha risposto alla sua mail nel giro di pochi giorni ed ha di fatto costretto anche le Authorities italiane a pronunciarsi, come racconta nel suo blog.
Immagino già le obiezioni: D’Ambra ha avuto l’appoggio di Beppe Grillo, che è un fenomeno a sé; anche grazie a questo avallo ha potuto raccogliere oltre 700mila firme. Ed è facile mobilitare il popolo della rete su qualcosa che tocca la tasca di tutti o quasi. Però ci sono due lezioni che a mio giudizio si possono trarre da questa storia. La prima è che l’effetto palla di neve, che fa nascere dal basso iniziative che assumono rilievo politico, è possibile anche in Italia, nonostante i nostri ritardi. C’è ormai in rete un pubblico, soprattutto giovane, abbastanza vasto e attento che può mobilitarsi su una causa concreta, fino a ottenere risultati.
La seconda considerazione è che per fortuna esistono le istituzioni europee, che se necessario sono in grado di scavalcare l’ignavia delle istituzioni italiane. Questa Europa così malandata e così mal funzionante è comunque una fondamentale garanzia di libertà.
Che c’entra tutto questo con Ségolène Royal? Basta andare a vedere il suo sito per rendersi conto dell’attenzione che la candidata socialista all’Eliseo dedica alla formazione delle opinioni dal basso, attraverso i blog, i forum, l’adesione on line a gruppi di discussione locali. Tecnicamente gli stessi strumenti sono stati usati anche dall’Unione di Prodi alle ultime elezioni, ma Ségolène Royal ci insegna che questo processo ha un senso se porta a coagulare alcune proposte di bandiera e non 300 pagine di fumoso programma. Le idee della Royal possono apparire demagogiche e forse in parte lo sono. Tuttavia il modo in cui ha sbaragliato gli avversari all’interno del partito socialista è indicativo della voglia che molta gente ha, in Francia come in Italia, di fare politica in modo nuovo.
Un tempo l’alternativa ai riti dei partiti era la cosiddetta “politica antagonista”, con gli slogan estremi di destra o di sinistra, oppure le sparute minoranze pannelliane, con le loro faticose mobilitazioni, i loro banchetti, la loro radio. Negli anni ’90, mentre il berlusconismo portava a credere che si potesse conquistare un Paese solo con le televisioni e un partito di cartapesta, molta gente rinunciava a far politica preferendo esprimere il suo impegno sociale nel volontariato o in altre forme di militanza nella società civile. Il risultato di questo distacco è stato il disastro della seconda repubblica.
Oggi però c’è in giro la voglia di riappropriarsi dello Stato. Grazie a Internet, gli strumenti di mobilitazione ci sono e sono ormai molto più veloci e meno costosi. Basta avere idee chiare e saperli usare, magari con la sponda dell’Europa.

5 commenti

  1. Troppi Andrea D’Ambra: la Rete va in tilt
    Ho commesso un errore. Andrea d’Ambra mi ringrazia del mio commento sulla sua iniziativa “Aboliamoli” per la cancellazione della tassa fissa sulla ricarica dei cellulari, ma mi segnala che non è lui “l’enologo ischitano”, come io avevo scritto. E’ sì di Ischia (nell’isola di D’Ambra ce ne sono molti), ma quello che produce vino è un suo omonimo.
    Val la pena di fermarsi un attimo a riflettere. Quali erano le mie fonti? Internet, ovviamente, e cioè il motore di ricerca Google, che segnalava pagine di altri che avevano già commesso lo stesso errore. Stesso nome, stessa isola, entrambi giovani: ecco come è successo.
    Purtroppo i motori di ricerca, con i loro accostamenti meccanici, possono facilmente creare questi equivoci. Io stesso ne sono stato vittima: a seguito di un lapsus dell’estensore di una rassegna stampa on line, che aveva attribuito una dichiarazione a “Donato Speroni, capo della segreteria del ministro Bossi”, per un po’ di tempo digitando il mio nome su Google compariva anche, tra le prime segnalazioni, quella che mi attribuiva questa qualifica. Che riguardava invece, come è ovvio, l’europarlamentare Francesco Speroni, quello col cravattino di cuoio, il quale è mio conterraneo, ma senza vincoli di parentela e tanto meno identità di vedute politiche.
    La possibilità di questi errori fa parte di un problema più generale: sulla Rete tutte le verità sembrano avere pari dignità, anzi sembra più vera quella che è più ripetuta, creando una sorta di “verità dal basso” che non sempre corrisponde alla realtà. Lo sanno bene gli statistici che vedono circolare dati di pura invenzione accanto quelli che derivano da complesse rilevazioni scientificamente attendibili. Magari con risonanza anche maggiore, quando i dati fasulli colpiscono l’attenzione o corrispondono a tesi precostituite.
    Che fare dunque? Posso solo fare una raccomandazione: controllate, gente, controllate. Anzi: controlliamo! E chiedo scusa ai due Andrea.
    P.S. Sempre su Google scopro che c’è un altro Andrea D’Ambra, che presiede “Azione Giovani Isola d’Ischia”. E’ l’enologo, lo studente di “aboliamoli” oppure una terza persona? Mistero…
    English. I made a mistake, writing about a wine producer Andrea D’Ambra who led the initiative “Aboliamoli” to abolish the fixed tax on recharging mobile phones that all the Italian telecom companies apply. Actually there are two different Andrea D’Ambra in Ischia. Or even more. The mistake has been induced by the use of Google, and it is a typical mistake which can happen working on the Net.

  2. Bush goes ballistic about other countries being evil and dangerous, because they have weapons of mass destruction. But, he insists on building up even a more deadly supply of nuclear arms right here in the US. What do you think? How does that work in a democracy again? How does being more threatening make us more likeable?Isn’t the country with
    the most weapons the biggest threat to the rest of the world? When one country is the biggest threat to the rest of the world, isn’t that likely to be the most hated country?
    Are we safer today than we were before?
    We have lost friends and influenced no one. No wonder most of the world thinks we suck. Thanks to what george bush has done to our country during the past three years, we do!

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