Come mai Berlusconi, nonostante le sue molteplici gaffe e i pericoli che il suo modo di governare pone alla democrazia, è sempre più in alto nei sondaggi? I programmi dell’opposizione non sono credibili, dicono in molti. Ma forse c’è qualcosa d’altro e me ne sono reso conto guardando l’intervista di Lilli Gruber a Renato Brunetta, nella rubrica “Otto e mezzo” di giovedì 16 ottobre: c’è uno stile di comunicazione sgradevole e perdente.
La Gruber, ex parlamentare europea diessina, ha esordito cercando di mettere in imbarazzo il ministro con una domanda trabocchetto sulle sue previsioni apparentemente errate in merito alla crisi economica e alle conseguenze sull’Europa della crisi dei mutui subprime. Quando invece Brunetta ha risposto tranquillo e documentato, ha cercato di cambiar subito discorso. Magari il ministro aveva torto marcio e si stava arrampicando sugli specchi, ma la fretta di parlar d’altro dopo aver buttato il sasso ha impedito agli spettatori di capire e ha fatto apparire la Gruber antipatica e scorretta. Questo penoso andazzo è continuato per tutta la trasmissione: domande vagamente accusatorie profferite dalle labbra più vistose del Pd, provocando risposte fulminanti che mettevano in imbarazzo la conduttrice. Insomma, un cappotto che ha fatto apparire Brunetta un gigante della comunicazione.
Non c’è niente di male ad essere dichiaratamente “di parte” quando si conduce una trasmissione televisiva. Giuliano Ferrara lo era sfacciatamente. Ma si dovrebbe avere la capacità di entrare nel merito, di dimostrare dove le ricette dell’attuale governo non sono convincenti, dove l’opposizione sarebbe in grado di fare qualcosa di meglio. Invece si ondeggia dalla puntura di spillo alla denuncia magniloquente, dalla lagna sui soldi che mancano a quella sui posti che si perdono, senza tirar fuori un’idea credibile. Bondi dice che bisogna concentrare i fondi dello Stato sulla Scala e l’orchestra Santa Cecilia di Roma anziché disperderli in 14 enti lirici? Reazioni: “Orrore, 5mila persone perderebbero il lavoro”. Non si ragiona sulla qualità della musica, tanto per fare un esempio, ma sempre e soltanto sulle garanzie corporative.
Magari i programmi ci sono e alcuni ministri ombra come Bersani e Chiamparino lavorano seriamente. Ma la strategia di comunicazione veltroniana punta sulle apparenze, quando la gente vuole più sostanza. I messaggi che arrivano ai media non sono mai sulla sostanza.
Il governo ombra ha presentato il 16 ottobre 11 proposte contro la crisi: ve ne siete accorti? Sarà anche colpa dei giornali, ma non si può dire che il Partito democratico si stia dato molto da fare per farle conoscere.
Il governo Berlusconi, invece, concilia apparenza e sostanza. Il nostro è uno strano premier, che preferisce esprimersi dal palcoscenico del Bagaglino anziché in parlamento. Così sfoggia al meglio le sue doti istrioniche. Però ha saputo puntare su alcuni ministri esperti e grintosi, che mostrano all’opinione pubblica un’effettiva volontà di cambiare. Questa è la sostanza, o almeno appare come tale. Magari nelle loro ricette gli è tutto sbagliato, come diceva il vecchio Bartali. Ma vivaddio, alla gente piace chi finalmente mostra la volontà di scuotere questo Paese. Gelmini compresa, come dimostra l’ottimo articolo di Galli Della Loggia sul Corriere della Sera di qualche giorno fa e la debole difesa del ministro ombra Maria Pia Garavaglia il giorno successivo. Perché ho la sgradevole sensazione che più gli studenti e gli insegnanti si agitano sulla riforma della scuola più sale il gradimento a questo governo?

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