Caro Enrico, mi congratulo per la tua nomina nella commissione per il futuro di Roma. Mi permetto di avanzare un primo suggerimento: dovresti proporre al sindaco Alemanno di far marciare in orario non i treni (absit iniuria…) e neppure i mezzi pubblici (impossibile), ma almeno gli orologi della città.
Tutti a Roma sanno che degli orologi pubblici non ci si può fidare, ma non si capisce perché i suddetti strumenti, caratterizzati da tecnologie vecchie di decennni, debbano essere sempre in preda al caos più totale. Ci sono quelli che non hanno registrato l’ora legale (coraggio, tra pochi giorni saranno nuovamente in regola), quelli che forniscono le indicazioni più assurde e quelli che sono semplicemente fermi da tempo immemorabile.
Suppongo che il Campidoglio abbia appaltato la gestione degli orologi alle società concessionarie della pubblicità che li sorregge o li affianca e che l’anarchia dipenda dalle concessionarie o dagli inserzionisti. Se è così, basterebbe revocare la concessione quando gli orologi non sono controllati in modo adeguato. D’altra parte, gli orologi stradali affidati ai privati non vanno meglio. Quelli che l’Unicredit ha ereditato dal Credito Romagnolo erano un tale disastro che per pudore hanno dovuto spegnerli. Quello gigantesco accanto alla pubblicità della Luxottica, prima di passare il Tevere da Corso Francia, ci dice sempre la temperatura esatta ma non sta in orario per più di un paio di giorni. Luxottica è una grande impresa, quotata nei mercati internazionali, fa occhiali con tecnologie avanzatissime. Eppure non riesce a far funzionare un orologio.
Un nordico come me (o come te) guarda gli orologi di Roma ed è tentato di pensare: “ti pareva, qui il senso del tempo è totalmente soggettivo”. In realtà non è così, perché a Roma si lavora, si mantengono gli impegni, si fatica anche più che altrove proprio perché la città è tanto caotica. Ma un aiutino da orologi che segnino l’ora giusta sarebbe di buon auspicio per il radioso avvenire che dovete delineare nella vostra commissione.

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