Lo pseudonimo “Malaligua” nasconde un giornalista economico di lungo corso, che per anni ha annotato nella rubrica “Smash”, sul settimanale finanziario del Sole 24 Ore Plus, i suoi commenti sui personaggi al potere. Il suo libro “Smash – il lato ridicolo del potere economico”, edito da Baldini Castoldi Dalai raccoglie questi aforismi, alcuni dei quali fulminanti: “Agnelli sarà ricordato per la Fiat e la panna montata, De Benedetti per l’Olivetti e la spregiudicatezza, Berlusconi per Mediaset e le colossali balle che racconta. Tronchetti per Afef”. Oppure: Dario Fo testimonial per Romeo Gigli. Edoardo Sanguineti, poeta e comunista, candidato sindaco a Genova. Non è mai troppo tardi per sputtanarsi”. The Italian Vips don’t accept humour and are ready to sue the journalists who criticize them. A book about them gives us, at least, a chance to laugh.
Non si ride spesso dei personaggi dell’economia, e Malalingua presenta così nella quarta di copertina i personaggi presi di mira dal suo libro: “Sono bravi e si fanno un mazzo così. Ma hanno un ego ipertrofico, usano i giornali e le televisioni come taxi, sono allergici alle opinioni diverse dalle loro e sono insofferenti alle critiche. Quando stanno male non viene loro una febbre qualsiasi, gli viene il delirio d’onnipotenza. Insomma, sono affetti da vippite acuta. Diventerebbero più simpatici accettando di farsi sfottere un po’. Invece girano armati di body-guard coi Ray-Ban e avvocati dalla querela facile. Peggio per loro”.
Perché chi ha tanto potere raramente riesce a mantenere la capacità di accettare l’ironia? Perché non tollera le critiche, e non crede mai che un giornalista possa fare uno sforzo di obiettività? Nel pormi queste domande mi vengono in mente tanti personaggi conosciuti da vicino. Uno per tutti: Romano Prodi, persona umanamente spiritosa e cordiale, ma completamente trasformato nei ruoli di potere. Ho ancora un suo biglietto che dice “è tortuoso lo Speronipensiero…” Quale era stato il mio peccato? Che parlando del suo operato all’Iri, in un articolo sul Mondo, non avevo riportato solo giudizi favorevoli, ma anche le critiche di Gianni de Michelis, suo avversario storico.
Per fermare le malelingue, i potenti non usano solo la “querela facile”, ma soprattutto la richiesta di danni. Me lo spiegò Paolo Cirino Pomicino. Lo avevamo criticato su “Capitale Sud”, il settimanale del gruppo Class che dirigevo, dedicato all’economia del Mezzogiorno. Chiese un miliardo di lire di risarcimento. Lo andai a trovare e mi spiegò, col consueto cinismo intelligente: “So che le piccole case editrici non possono sopportare cause di questa entità. E allora io sparo alto”.
Non c’è da stupirsi, con una classe dirigente così suscettibile e con questi strumenti d’intervento, che la critica sia sempre più spesso parolaia e poco mordente. Non resta che riderne, di questi signori, come fa Malalingua. Anche perché non se ne andranno tanto facilmente: “Nel 2005 sono stai 1322 i supermanager Usa che hanno perso il posto. Nel 2006 anche di più. In Italia si perde la faccia ma quasi mai il posto”.

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