Torno da quindici giorni meravigliosi, di navigazione di fine aprile nella Grecia jonica, Spring in Greece, sailing on my boat Phileas, has been a wonderful experience. And I wonder: is it really necessary that everybody take his vacations in August? Isn’t it a waste of quality of life without substantial benefits for the economy?tra Preveza, Levkada, Itaca e Cefalonia, col mio amico Umberto, come me appassionato di vela. Abbiamo evitato i forti sbalzi di clima che ormai caratterizzano l’estate; abbiamo ormeggiato Phileas “all’inglese” cioè accostando alle banchine deserte; siamo stati accolti da gente simpatica, con la gioia di vivere che spesso si coglie nei greci; abbiamo mangiato pesce freschissimo per pochi euro… Eravamo tra i pochi turisti, a parte qualche inglese che ha scelto di vivere in barca nel Mediterraneo gran parte dell’anno. Insomma, un’esperienza bellissima.
Per me, che ho chiamato la mia società Odysseus, il ritorno a Itaca è ogni volta un’emozione. Forse non è la vera Itaca di Ulisse, ma è un simbolo, come bene indica la poesia di Costantino Kavafis che ho pubblicato sul sito di Odysseus Communication. Quest’anno, a fine aprile Itaca era deserta. Neanche un procio per chiacchierar, ho pensato incrociando Celentano e Omero, solo coste brulle e bellissime e un paese che si preparava con calma a ricevere le orde del turismo estivo.
L’estate appunto. Di questo vorrei parlare. Non racconto i miei viaggi per farvi schiattare d’invidia, però questa esperienza mi ha fatto pensare. Ha ragione chi dice che è una follia andare tutti in vacanza in agosto. Le ferie di massa avevano un senso all’epoca delle produzioni di massa. Quando le fabbriche erano aperte, avevano bisogno di tutta la forza lavoro. Quando chiudevano, tutti potevano andare al mare. Ma adesso non è più così. Quasi tutte le produzioni di beni e servizi possono essere continuate nel tempo con una frazione dei dipendenti che a turno va in vacanza. In parte già accade, con viaggi, week end lunghi, settimane bianche e altre scuse vacanziere che assorbono una parte delle ferie. Ma l’agosto resta l’incubo per tutti, il periodo in cui “bisogna” andare in vacanza, da pecoroni intruppati. Passi per chi va a sentire i dibattiti di Cortina organizzati dal mio amico Cisnetto; ma chi naviga sa bene che cosa significhi l’agosto: sovraffollamento nei porti, ancore che si incrociano, barche in terza fila… E anche chi sta a terra non sta meglio. Certo, se parliamo di mare, in agosto l’acqua è più calda rispetto a maggio o giugno. Ma per evitare quel primo brivido quando ci si tuffa, quanto si perde invece di qualità della vita…
Che cosa ci impedisce davvero di scaglionare le vacanze? Un residuo di falso moralismo aziendale. Passi per un pensionato come me, che ha compiuto 65 anni pochi giorni fa e può prendersi questi stacchi senza nessuno che lo critichi (troppo). Ma se un giovane in posizione di responsabilità in un’impresa annunciasse che se ne va per quindici giorni in maggio, è facile immaginare le sopracciglia sollevate, i latenti sospetti di scarso attaccamento all’azienda…
Bisogna avere il coraggio di cambiare i nostri ritmi. Ma forse nell’epoca dei collegamenti on line e dei cellulari è tutto il nostro modo di scandire i tempi, le nostre distinzioni tra lavoro e tempo libero, che devono essere ripensate