Tre scenari per il governo Berlusconi

Per il giornale on line Terza Repubblica ho scritto oggi questo articolo.

Siamo stati tra i primi, noi di Società aperta, a parlare di Terza Repubblica, tanto da farne, tre anni fa, la testata di questo giornale on line. Ci aspettavamo di arrivarci attraverso un percorso costituente che ridefinisse le regole del “bipolarismo bastardo” che ha caratterizzato la Seconda e che non ha impedito il declino, anzi lo ha accentuato al limite di un degrado irreparabile del Paese.
Oggi invece (si veda per esempio l’editorale di Massimo Giannini), la Terza Repubblica nasce sull’onda della netta vittoria di Silvio Berlusconi e della Lega: si profila un sistema nettamente bipolare, ma con una maggioranza forte, in grado di tenere saldamente il timone del governo per i prossimi cinque anni.
Le carte sono totalmente rimescolate. La sinistra avrà bisogno di tempo per analizzare le ragioni di una sconfitta così netta, che si è manifestata sia nell’annullamento della sinistra antagonista, sia nel mancato sfondamento al centro del Partito democratico. Anche la sopravvivenza dell’Udc sarà probabilmente irrilevante ai fini della governabilità. Insomma, Berlusconi, Fini e Bossi hanno in mano tutte le carte per governare. Con quali sbocchi? Ne posso immaginare tre: due nefasti e uno positivo, ma molto difficile.

“Tolleranza zero”: quando è necessaria

Prendendo spunto dal mio invito alla “tolleranza zero” verso i comportamenti illegali, Pietro nel suo blog pone una questione interessante. Sostiene che non si può reprimere la rabbia sociale, altrimenti essa troverà forme anche più violente per esplodere. Come la foresta, dice, dove se si impediscono i piccoli fuochi aumenta la legna secca, fino a un incendio molto più violento.

Supercommissari per le tante spazzature del Sud

Oggi servirebbero due politiche diverse: al Sud più commissari che riportino al centro i poteri male usati, senza però tagliare i fondi perché senza finanziamenti non può esserci sviluppo; nel resto del Paese più autonomia alle Regioni che hanno dimostrato di sapersi amministrare. Una fase straordinaria, di legalità e di sviluppo, che solo un governo straordinario di grande coalizione può attuare contro gli interessi di buona parte della classe politica meridionale. Se invece non ci si riuscirà, la palla al piede Mezzogiorno condurrà il Paese al declino o alla frammentazione.

Uno strano Paese con una gran voglia d’Europa

Appunti dopo qualche giorno in Kossovo, per una missione internazionale di preparazione al futuro Censimento. La gente ha una gran voglia di normalità e sembra strano che il 10 dicembre (quando il governo a maggioranza albanese potrebbe autoproclamare l’indipendenza del Paese) possa esserci il rischio di una ripresa dei conflitti armati. In ogni caso il drammatico problema del Kossovo è la mancanza di un meccanismo autonomo di sviluppo economico, perché questi anni d’intervento internazionale hanno drogato l’economia, senza però lasciare risultati permanenti. Sono convinto che l’unica speranza per il futuro sia una più forte azione dell’Europa Unita, che deve prendersi le sue responsabilità politiche ed economiche per una definitiva sistemazione dei Balcani.

Mi chiamo Speroni, mio nonno era mugnaio sull’Olona, però…

Alcuni commenti al mio precedente post che ho ricevuto sul blog e a voce m’inducono a una precisazione. Anche se la mia famiglia proviene dal cuore della Lombardia, anche se porto lo stesso cognome dell’eurodeputato Francesco, ex segretario di Umberto Bossi, non sono a favore della divisione del Nord dal resto del Paese. Ho solo cercato di descrivere i rischi che il Paese sta correndo e mi sembra che l’escalation dei toni sul tema della secessione giustifichi la mia preoccupazione. Ma chi legge articoli sullo schermo anziché su carta troppo spesso giudica in modo frettoloso. Oggi sul web si usa una lettura “impressionistica”; difficilmente ci si ferma a leggere fino in fondo un articolo, e comunque lo si fa così in fretta che non se ne colgono tutte le implicazioni.

Se il Belgio si divide l’Italia esplode

La possibile secessione del Belgio rende più probabile anche una divisione dell’Italia. Non è una prospettiva auspicabile, anzi, sarebbe un disastro per molte regioni. Ma è tecnicamente più facile, oggi, sotto l’ombrello di Bruxelles e della moneta unica. E la voglia di divorzio potrebbe rafforzarsi anche tra gli imprenditori, perché oggi in economia non è più tanto importante disporre di un mercato unico nazionale, quanto piuttosto rispondere con un governo efficiente alle sfide della globalizzazione e all’aggressivo nazionalismo economico dei nuovi Paesi.