La e-Democracy possibile: iniziamo la pubblicazione

“I computer e la rete hanno cambiato profondamente i meccanismi di decisione democratica. È sempre più evidente che la scelta di delegare qualcuno a rappresentarci ogni quattro, cinque o sette anni non esaurisce più il bisogno di partecipare alle scelte pubbliche”. Comincia così la presentazione del libro “La e-Democracy possibile” scritto da mio figlio Pietro Speroni di Fenizio con la mia collaborazione. Il lavoro affronta il tema del raggiungimento del consenso attraverso l’uso delle nuove tecnologie: uno degli aspetti fondamentali, anche se certamente non l’unico, di una nuova teoria della democrazia. Abbiamo scelto di pubblicare man mano i capitoli, invitando chi è interessato a commentarli per consentire modifiche e integrazioni.

2014: facciamo il punto sul mio interminabile viaggio

Un anno  fa, sull’onda dei dibattiti stimolati dal libro “2030 La tempesta perfetta – Come sopravvivere alla grande crisi”, scritto con Gianluca Comin e pubblicato nel 2012 da Rizzoli, avevo elencato dieci questioni che mi ripromettevo di approfondire in un immaginario viaggio per esplorare il futuro. Il viaggio ovviamente non è finito, né mai lo potrà essere. Però è giunta l’ora di compilare un primo rapporto che non risponde completamente alle dieci domande, ma fornisce elementi aggiornati e in parte le riformula. Siamo sempre più preoccupati per la distruzione del lavoro e per le diseguaglianze indotte dalla tecnologia, non riusciamo a esprimere una politica globale in materia demografica e ambientale, ma in tutto il Pianeta si rafforzano le spinte dal basso verso valori comuni e si prospettano nuove forme di democrazia con il contributo della Rete.

Chi era l’economista che cambiò la vita a Monti

L’enciclopedia Treccani gli dedica dieci righe. Scrive che Ferdinando di Fenizio visse dal 1906 al 1974, che insegnò in varie università e ne elenca le opere. Oggi pochi addetti ai lavori ricordano che il grande merito di questo economista fu di portare Keynes in Italia, divulgandone il pensiero nell’immediato dopoguerra e influenzando profondamente la politica economica di allora per favorire la ricostruzione dopo le distruzioni belliche e il successivo “miracolo economico”.

Alla fine della guerra fece parte della Commissione economica del Comitato di  liberazione nazionale Alta Italia, fu amico di Ezio Vanoni, ma non volle mai entrare in politica, preferendo esercitare la sua influenza con gli editoriali sulla Stampa (sempre chiarissimi, in competizione con quelli del suo collega ed amico Libero Lenti sul Corriere) e con la rivista scientifica l’Industria che dirigeva.

Di Fenizio fu anche un grande maestro e molti dei migliori economisti italiani si sono formati alla sua scuola. Tra questi Mario Monti, che lo ha ricordato di recente nell’intervista concessa a Ferruccio Pinotti per Sette: un dialogo che rivela molti aspetti personali del Presidente del Consiglio.

La “tempesta perfetta” potrebbe arrivare anche prima del 2030: cominciamo a pensarci

È ormai in circolazione da quasi un mese il libro che ho scritto con Gianluca Comin: 2030 La tempesta perfetta – Come sopravvivere alla Grande Crisi. L’accoglienza è stata ottima, com’è testimoniato dalle numerosissime recensioni. Mi sembra giunto il momento di tracciare un primo bilancio, anche perché Gianluca e io abbiamo fatto questo lavoro per stimolare il dibattito in Italia su temi importanti, sistematicamente accantonati di fronte alle emergenze. Vorrei sottolineare tre cose: le caratteristiche temporali del nostro discorso, la natura delle sfide che abbiamo di fronte e i ritardi, soprattutto nel nostro Paese, nell’elaborazione delle risposte.

Informazione: si rischia la crisi di abbondanza

Che cosa succederà in un mondo in cui scaricare contenuti da Internet senza pagarli non è più considerato un comportamento riprovevole ed è praticamente impossibile perseguire i “pirati”? Mi ero già occupato  di questo tema in due post di questo blog, ma l’ho sviluppato in un articolo che ho scritto insieme a mio figlio Pietro Speroni di Fenizio per East, Europe and Asia Strategies. L’articolo è stato pubblicato nel numero di giugno della rivista sotto il titolo: “Informazione: si rischia la crisi di abbondanza”. Ecco il testo, corredato di qualche link ipertestuale.

Il giornalismo sopravviverà ai giornali?

E’ paradossale: in un mondo che macina sempre più informazioni il mestiere di cronista rischia di sparire. Internet offre strumenti formidabili: blogs, digg, twitter… che però non bastano a garantire una copertura adeguata della realtà, ancor oggi raccontata sistematicamente soltanto dalla carta stampata. Nessuno riesce a immaginarsi il giornalismo del futuro, ma dopo uno scambio di idee con mio figlio, utente avanzato dell’informazione in rete, e riflettendo sulle parole di un esperto come Clay Shirky, ho cercato di fissare alcuni punti.

Il paradosso dei consumi e la sobrietà di Napolitano

Tra il bisogno di mantenere gli stessi consumi del passato per ridurre i danni della crisi economica e l’esigenza di cambiare il modello di sviluppo per far fronte alla scarsità di risorse a livello globale c’è un’evidente contraddizione. Nel suo messaggio di fine anno Napolitano ha indicato una strada per trasformare la crisi da pericolo in opportunità, secondo l’indicazione dell’ideogramma cinese, etimologicamente falsa, ma comunque piena di saggezza.

“Tolleranza zero”: quando è necessaria

Prendendo spunto dal mio invito alla “tolleranza zero” verso i comportamenti illegali, Pietro nel suo blog pone una questione interessante. Sostiene che non si può reprimere la rabbia sociale, altrimenti essa troverà forme anche più violente per esplodere. Come la foresta, dice, dove se si impediscono i piccoli fuochi aumenta la legna secca, fino a un incendio molto più violento.

Mi chiamo Speroni, mio nonno era mugnaio sull’Olona, però…

Alcuni commenti al mio precedente post che ho ricevuto sul blog e a voce m’inducono a una precisazione. Anche se la mia famiglia proviene dal cuore della Lombardia, anche se porto lo stesso cognome dell’eurodeputato Francesco, ex segretario di Umberto Bossi, non sono a favore della divisione del Nord dal resto del Paese. Ho solo cercato di descrivere i rischi che il Paese sta correndo e mi sembra che l’escalation dei toni sul tema della secessione giustifichi la mia preoccupazione. Ma chi legge articoli sullo schermo anziché su carta troppo spesso giudica in modo frettoloso. Oggi sul web si usa una lettura “impressionistica”; difficilmente ci si ferma a leggere fino in fondo un articolo, e comunque lo si fa così in fretta che non se ne colgono tutte le implicazioni.