Viva la democrazia! Sì, ma quale?

Come c’immaginiamo la democrazia nel 21° secolo? Certamente la gente non si accontenta più di esprimere la propria partecipazione alle scelte collettive attraverso un voto ogni quattro o cinque anni. D’altra parte la democrazia diretta, oggi tecnicamente possibile grazie alla rete, sarebbe un disastro perché gran parte dei cittadini non sono e non vogliono essere adeguatamente informati. E allora? Sono in corso esperimenti interessanti di “democrazia per sorteggio” (un gruppo di cittadini viene informato adeguatamente per decidere: come nel caso dei giudici popolari) e nel frattempo si affermano altre forme di pseudo democrazia mediate dalla televisione, da internet, dalle primarie… Forse l’unica parziale risposta consiste nel moltiplicarsi delle organizzazioni dal basso che offrano ai cittadini una risposta alla voglia di partecipare e di discutere che un tempo si esprimeva attraverso i partiti. E nel taglio dei livelli di politica professionale: perché retribuire i consiglieri municipali, comunali o provinciali?

Primarie. Mi spiegate per che cosa si vota?

Se il voto alle primarie è una scelta di organi interni al Pd non voterò perché non mi riconosco nel nuovo partito e potrei aderirvi solo quando il suo giornale si chiamerà Unità d’Europa. Ma anche se votassi voterei Letta perché mi sembra il più deciso nel rinnovamento dei programmi e la miglior garanzia contro il fattore KK, i residui di cattocomunismo. Se invece si tratta della scelta del futuro leader da opporre Berlusconi, è mio dovere andare a votare e scegliere Veltroni, l’unico che può farcela…

Sabato mattina, alla Costituente Socialista…

I giornali non hanno dato conto dell’entusiasmo che si respirava alla Costituente Socialista. L’Auditorium della tecnica era strapieno, moltissimi i giovani, interessanti le proposte nelle assise che si sono definite come “le primarie delle idee”. Ecco cinque aspetti che ho apprezzato particolarmente. Il simbolo, con il coraggio di dare l’addio al garofano craxiano per adottare la rosa sul cerchio stellato del Partito Socialista Europeo. La capacità di cercare un punto di contatto costruttivo con uomini e storie diverse, anche al di là della diaspora socialista. La compostezza lucida di Boselli. Il discorso del presidente dei socialisti europei Rasmussen, che ha declinato senza imbarazzi il tema della flexicurity. La stella polare di un convinto laicismo, che pone comunque i socialisti a fianco di Pannella e della Bonino. Insomma, anche se ho subito in prima persona qualche prepotenza dei socialisti della Prima repubblica, credo che oggi si possa puntare sul nuovo partito.

Mi chiamo Speroni, mio nonno era mugnaio sull’Olona, però…

Alcuni commenti al mio precedente post che ho ricevuto sul blog e a voce m’inducono a una precisazione. Anche se la mia famiglia proviene dal cuore della Lombardia, anche se porto lo stesso cognome dell’eurodeputato Francesco, ex segretario di Umberto Bossi, non sono a favore della divisione del Nord dal resto del Paese. Ho solo cercato di descrivere i rischi che il Paese sta correndo e mi sembra che l’escalation dei toni sul tema della secessione giustifichi la mia preoccupazione. Ma chi legge articoli sullo schermo anziché su carta troppo spesso giudica in modo frettoloso. Oggi sul web si usa una lettura “impressionistica”; difficilmente ci si ferma a leggere fino in fondo un articolo, e comunque lo si fa così in fretta che non se ne colgono tutte le implicazioni.

Se il Belgio si divide l’Italia esplode

La possibile secessione del Belgio rende più probabile anche una divisione dell’Italia. Non è una prospettiva auspicabile, anzi, sarebbe un disastro per molte regioni. Ma è tecnicamente più facile, oggi, sotto l’ombrello di Bruxelles e della moneta unica. E la voglia di divorzio potrebbe rafforzarsi anche tra gli imprenditori, perché oggi in economia non è più tanto importante disporre di un mercato unico nazionale, quanto piuttosto rispondere con un governo efficiente alle sfide della globalizzazione e all’aggressivo nazionalismo economico dei nuovi Paesi.

Se in Italia ci fosse un Al Gore

Mettiamo insieme un po’ di fatti, pubblicati di recente.

1) Il Quarto Rapporto dell’International Panel on Climate Change (Ipcc), il gruppo di 2500 scienziati impegnati dall’Onu a studiare il cambiamento di clima, ci dice che la temperatura media della terra è già aumentata di un grado dal 1900 e aumenterà almeno di un altro grado entro il 2100. Sembra poco, ma l’analisi sugli effetti (in corso di pubblicazione, sempre a cura dellíIpcc) rivela che è sufficiente per mettere in discussione le condizioni di vita di miliardi di persone.