Oggi possiamo trasformare in realtà la canzone di John Lennon

È tempo di passare dai sogni all’azione. Nel mondo ci sono centinaia di milioni di persone, forse miliardi, che hanno valori comuni e la Rete aiuta a metterli in relazione. In futuro questi legami saranno ancora più forti: il sogno di un movimento transnazionale globale che incida davvero sui comportamenti dei governi e delle organizzazioni regionali e mondiali può diventare realtà. Ne abbiamo bisogno perché il Pianeta è al collasso. Proviamo a enunciare i punti fondanti di una possibile “Agenda Mondo”: diritti delle donne, difesa delle libertà individuali e lotta agli integralismi, sostenibilità ambientale, rinnovamento del capitalismo per far fronte ai crescenti squilibri sociali, un codice etico sulle integrazioni uomo macchina. E tanto altro ancora.

2013: mi metto in viaggio e cercherò di raccontarvi…

Il libro “2030 La tempesta perfetta”, che ho scritto per Rizzoli con Gianluca Comin, ha avuto una buona accoglienza. È un testo che cerca di delineare i possibili scenari per i prossimi vent’anni e tocca temi che spaziano dalla demografia all’ambiente, dalla politica all’economia, con grande attenzione anche ai comportamenti dei consumatori e al ruolo della comunicazione. Quasi un anno dopo l’uscita del libro, nel corso di un incontro alla Sapienza insieme a  Gianluca e su invito del direttore del Dipartimento di management Alberto Pastore, ho cercato di presentare una sorta di bollettino meteorologico sull’avvicinarsi delle nubi che minacciano il nostro mondo. Potete vedere il powerpoint presentato in quell’incontro. Fotografa alcuni aspetti dei problemi descritti nel libro che si sono resi più evidenti nel corso dell’anno: i fenomeni meteorologici estremi e le preoccupazioni per il riscaldamento del Pianeta, la faticosa evoluzione della governance globale che non riesce ad affrontare i problemi dell’umanità in modo efficace, i vivaci dibattiti che si sono aperti su molti punti toccati dal libro. Dibattiti, bisogna dire con onestà, molto più vivi nel resto del mondo e seguiti distrattamente in Italia, nonostante il nostro sforzo di sensibilizzazione: da noi è difficile che l’attenzione pubblica spazi oltre le prossime elezioni e la crisi economica attuale. Crisi certamente importante, ma che andrebbe anch’essa inquadrata in un contesto di cambiamenti strutturali.  
E adesso? 

La “tempesta perfetta” potrebbe arrivare anche prima del 2030: cominciamo a pensarci

È ormai in circolazione da quasi un mese il libro che ho scritto con Gianluca Comin: 2030 La tempesta perfetta – Come sopravvivere alla Grande Crisi. L’accoglienza è stata ottima, com’è testimoniato dalle numerosissime recensioni. Mi sembra giunto il momento di tracciare un primo bilancio, anche perché Gianluca e io abbiamo fatto questo lavoro per stimolare il dibattito in Italia su temi importanti, sistematicamente accantonati di fronte alle emergenze. Vorrei sottolineare tre cose: le caratteristiche temporali del nostro discorso, la natura delle sfide che abbiamo di fronte e i ritardi, soprattutto nel nostro Paese, nell’elaborazione delle risposte.

2030 – La tempesta perfetta: una proposta “new global”

E’ uscito ieri in libreria il volume 2030. La tempesta perfetta – Come sopravvivere alla Grande Crisi (Rizzoli, 240 pagine, 18,50 euro, anche in e book) che ho scritto insieme a Gianluca Comin. L’accoglienza iniziale è stata ottima, con numerose recensioni, soprattutto on line, fin dal primo giorno. Abbiamo creato un sito che segue gli sviluppi del libro. Ci auguriamo che stimoli discussioni su temi che in Italia tendiamo sempre a nascondere sotto il tappeto, perché troppo presi dalle difficoltà dell’oggi per pensare anche ai rischi del domani. Eppure bisogna cambiare: politiche nazionali ed internazionali, comportamenti individuali e delle imprese, strumenti di misura del progresso, in un insieme che abbiamo definito “una filosofia new global”. Ci aiuta la rete, il moltiplicarsi delle comunicazioni, la crescente consapevolezza nel mondo dei rischi che stiamo correndo.

Il libro valuta la possibilità che entro il 2030 si determini una situazione difficilmente gestibile a causa dell’aumento dei consumi, delle diffuse povertà indotte anche dal riscaldamento del Pianeta, dalla debolezza delle risposte politiche a livello globale. Ne potrebbe derivare la cosiddetta “tempesta perfetta”, ancora più devastante di una guerra mondiale. Si può evitare? Abbiamo cercato di dare una risposta spaziando dalle problematiche demografiche a quelle ambientali, dalla politica all’economia.

La sfida dei nove miliardi – un dossier per la rivista East

Non stiamo parlando di un futuro remoto, ma di un mondo che è già dietro l’angolo. Nel 2050 i leader che dovranno affrontare i problemi di una Terra sovrappopolata ed esausta non saranno i nostri bisnipoti, ma i nostri figli. E almeno metà dell’attuale popolazione mondiale sarà ancora in vita. E’ questo l’argomento di un dossier che ho preparato per la rivista East e che per gentile concessione dell’editore è accessibile da oggi su questo sito. Il dossier comprende anche un’intervista al demografo Antonio Golini, un colloquio col presidente dell’Istat Enrico Giovannini, la traduzione del Rapporto “La tempesta perfetta del 2030” del Population Institute di Washington sulla base delle previsioni del capo dei consulenti scientifici del governo britannico John Beddington, e un dibattito tra esperti: il vero problema è il boom demografico o l’eccesso di consumi del mondo industrializzato?

Cari compagni americani, vi scrivo questa lettera…

Ritornare dopo 50 anni. La mia non è la storia dell’emigrante che torna da pensionato al suo paesello, ma al contrario quella di un adolescente che va con una borsa di studio per un anno a Lincoln, nelle grandi pianure americane, e ci ritorna da anziano, avendo scoperto grazie a Facebook che i suoi compagni di allora hanno organizzato una “50 years celebration”. E’ stata una settimana molto bella, per il calore con cui sono stato accolto, ma anche molto stimolante, perché mi ha fatto riflettere sull’America più profonda e sulle differenze rispetto a noi europei. Ho raccolto queste impressioni in una lettera ai miei compagni, pubblicata integralmente sul mio blog inglese.

Sono stato spesso negli Stati Uniti per lavoro o per turismo, ma questa esperienza è stata diversa. Il Nebraska è esattamente al centro degli Stati Uniti. Da queste praterie passavano le carovane dei pionieri prima che la ferrovia facilitasse il viaggio alla costa occidentale. Non si fermavano, i pionieri, perché le grandi pianure erano considerate, a torto, poco fertili. E ancor oggi pochi stranieri visitano il Nebraska. E’ la terra del granoturco e del bestiame, di gente sorridente e aperta, con valori semplici e condivisi. Questo è il cuore dell’America, diverso da New York e da Washington, ma anche dalla California o dal Colorado: un mondo conservatore, ricco di valori profondi, con una religiosità viva e sincera. Un mondo molto lontano dal nostro.

Il paradosso dei consumi e la sobrietà di Napolitano

Tra il bisogno di mantenere gli stessi consumi del passato per ridurre i danni della crisi economica e l’esigenza di cambiare il modello di sviluppo per far fronte alla scarsità di risorse a livello globale c’è un’evidente contraddizione. Nel suo messaggio di fine anno Napolitano ha indicato una strada per trasformare la crisi da pericolo in opportunità, secondo l’indicazione dell’ideogramma cinese, etimologicamente falsa, ma comunque piena di saggezza.

Apocalittici e impiegati

Nessuna persona di buon senso oggi crede in una rivoluzione che abbatta il sistema capitalistico, ma molti sono convinti che il capitalismo non sia in grado di risolvere i problemi economici, energetici e ambientali del 21° secolo. In realtà un collasso del sistema peggiorerebbe le condizioni di vita di miliardi di persone. D’altra parte, non possiamo accettare in modo acritico le professioni di fede di chi ci dice che tutto è sotto controllo. Insomma, tra l’apocalisse e l’ottimismo ingiustificato c’è una strada stretta fatta di analisi critica e di governance internazionale.

La grande sfida della governance mondiale

Nel futuro prossimo non ci sarà un governo mondiale, ma non possiamo sopravvivere senza un quadro di accordi e di istituzioni che garantiscano una gestione condivisa dei grandi temi dell’energia e dell’ambiente. Sono arrivato a queste conclusioni dopo aver gestito il desk per giornalisti del World Energy Congress, lavorando su tutti gli interventi e i dibattiti. La governance globale è indispensabile per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, il contenimento delle speculazioni sui prezzi dell’energia, la crescita sicura del nucleare, un dopo Kyoto accettabile da tutti e davvero efficace nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica, la gestione delle conseguenze inevitabili di cambiamenti di clima. Ci vorranno leader con coraggio e visione e una continua pressione dell’opinione pubblica.