La trappola della democrazia diretta

Immaginate una comunità nella quale tutti sono collegati a internet, padroneggiano il computer e sono in grado di esprimersi sulla rete con libertà. Un’utopia? Non direi, se guardiamo a Paesi diversi dall’Italia, dove è meno grave il “digital divide” che separa gli informatizzati dal resto della popolazione, e se magari proiettiamo il nostro discorso in un futuro da qui a una decina di anni.
Una comunità del genere è, in teoria, nelle condizioni migliori per esprimere nuove forme di democrazia diretta e/o di rappresentanza: può per esempio affidare al voto dei cittadini, di tutti i cittadini, le nuove norme, oppure può consentire che in qualsiasi momento il cittadino con un click cambi il suo voto nell’assemblea elettiva che lo rappresenta, senza bisogno di attendere una scadenza elettorale.