L’iniziativa è di estremo interesse, e di importanza fondamentale: continuare a “ragionare in termini di PIL”, come dice Report, è come cercare di andare sempre più veloci, senza vedere le curve che si avvicinano e/o non considerando se nel frattempo il motore fonde.
Ci sono però anche seri timori: la finanza, dopo la crisi mondiale innescata dai subprime, doveva essere ripensata, ma non mi sembra di aver visto gran che.
Il motivo, secondo me, è che si lascia fare agli “esperti” e, come diceva Einstein, non si può risolvere un problema adottando il medesimo approccio mentale che ha contribuito a crearlo.
Si dovrebbe invece lasciare MOLTO spazio a idee nuove, che allarghino il problem setting, mettendo in discussione COME MINIMO il modello di sviluppo economico.
Sempre per citare qualcuno (Kenneth Boulding), chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista.
Buon anno,
Alfredo Bregni
La misurazione del benessere coincide con la misurazione della felicità, o se si preferisce con la percezione del benessere? Perché, dopo aver letto oggi un sondaggio all’interno del Rapporto Eurispes 2011, mi chiedo (o meglio, chiedo a Donato Speroni): come mai gli italiani più felici di vivere in Italia, a giudicare dal sondaggio, vivono nelle Isole, mentre le città siciliane risultano ultime classificate nella graduatoria stilata dal Sole24Ore sulla qualità della vita nelle città italiane? Perchè c’è una così forte discrepanza tra una misura abbastanza ampia del benessere, se non della felicità, e la percezione del benessere da parte di una larga fetta della popolazione italiana?
Leggo con interesse questo post, e apprendo che finalmente l’Istat svilupperà degli indicatori per misurare il benessere. Leggo in particolare che ci dovrebbe essere:
-un “Gruppo di indirizzo” con la partecipazione di rappresentanti delle parti sociali e della società civile;
-una consultazione on line aperta a tutti i cittadini e
-alcune domande specifiche nella prossima indagine multiscopo dell’Istat.
Parlando della consultazione online aperta a tutti i cittadini, vorrei partecipare allo sviluppo del sito per tale consultazione. Questo genere di consultazioni stanno diventando sempre più comuni, spesso organizzate sul principio di permettere a chiunque di presentare le proprie proposte e di votare le proposte degli altri.
Questa struttura ha come punto di forza il fatto di raggiungere alla fine una serie di proposte ben definite. Il punto debole di questa struttura è che nuove proposte, o proposte presentate a metà del processo vengono facilmente sommerse, e ignorate. Indipendentemente dalla bontà della proposta stessa.
Personalmente sono laureato in matematica con un dottorato in bioinformatica. Recentemente lavoro nel campo della e-democracy per l’università di Coimbra (uno dei famosi cervelli all’estero). Col mio team, abbiamo sviluppato due sistemi che potrebbero essere utili in questo contesto.
Uno chiamato “Vilfredo goes to Athens” (Vilfredo va ad Atene), aiuta un gruppo limitato di esperti a raggiungere una risposta consensuale su una domanda aperta.
Un’altro, più recente e che ancora non è stato presentato, permette di raccogliere le idee e i suggerimenti da un gruppo aperto di cittadini, mantenendo la visibilità di tutte le idee proposte. E’ questo secondo sistema che vorremmo proporre per la consultazione on line di cui sopra.
L’iniziativa è di estremo interesse, e di importanza fondamentale: continuare a “ragionare in termini di PIL”, come dice Report, è come cercare di andare sempre più veloci, senza vedere le curve che si avvicinano e/o non considerando se nel frattempo il motore fonde.
Ci sono però anche seri timori: la finanza, dopo la crisi mondiale innescata dai subprime, doveva essere ripensata, ma non mi sembra di aver visto gran che.
Il motivo, secondo me, è che si lascia fare agli “esperti” e, come diceva Einstein, non si può risolvere un problema adottando il medesimo approccio mentale che ha contribuito a crearlo.
Si dovrebbe invece lasciare MOLTO spazio a idee nuove, che allarghino il problem setting, mettendo in discussione COME MINIMO il modello di sviluppo economico.
Sempre per citare qualcuno (Kenneth Boulding), chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista.
Buon anno,
Alfredo Bregni
La misurazione del benessere coincide con la misurazione della felicità, o se si preferisce con la percezione del benessere? Perché, dopo aver letto oggi un sondaggio all’interno del Rapporto Eurispes 2011, mi chiedo (o meglio, chiedo a Donato Speroni): come mai gli italiani più felici di vivere in Italia, a giudicare dal sondaggio, vivono nelle Isole, mentre le città siciliane risultano ultime classificate nella graduatoria stilata dal Sole24Ore sulla qualità della vita nelle città italiane? Perchè c’è una così forte discrepanza tra una misura abbastanza ampia del benessere, se non della felicità, e la percezione del benessere da parte di una larga fetta della popolazione italiana?
Leggo con interesse questo post, e apprendo che finalmente l’Istat svilupperà degli indicatori per misurare il benessere. Leggo in particolare che ci dovrebbe essere:
-un “Gruppo di indirizzo” con la partecipazione di rappresentanti delle parti sociali e della società civile;
-una consultazione on line aperta a tutti i cittadini e
-alcune domande specifiche nella prossima indagine multiscopo dell’Istat.
Parlando della consultazione online aperta a tutti i cittadini, vorrei partecipare allo sviluppo del sito per tale consultazione. Questo genere di consultazioni stanno diventando sempre più comuni, spesso organizzate sul principio di permettere a chiunque di presentare le proprie proposte e di votare le proposte degli altri.
Questa struttura ha come punto di forza il fatto di raggiungere alla fine una serie di proposte ben definite. Il punto debole di questa struttura è che nuove proposte, o proposte presentate a metà del processo vengono facilmente sommerse, e ignorate. Indipendentemente dalla bontà della proposta stessa.
Personalmente sono laureato in matematica con un dottorato in bioinformatica. Recentemente lavoro nel campo della e-democracy per l’università di Coimbra (uno dei famosi cervelli all’estero). Col mio team, abbiamo sviluppato due sistemi che potrebbero essere utili in questo contesto.
Uno chiamato “Vilfredo goes to Athens” (Vilfredo va ad Atene), aiuta un gruppo limitato di esperti a raggiungere una risposta consensuale su una domanda aperta.
Un’altro, più recente e che ancora non è stato presentato, permette di raccogliere le idee e i suggerimenti da un gruppo aperto di cittadini, mantenendo la visibilità di tutte le idee proposte. E’ questo secondo sistema che vorremmo proporre per la consultazione on line di cui sopra.
Cordiali saluti,
Pietro