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Sunday November 11th, 20073 CommentsSenza categoriaBy Donato Speroni

How do we imagine democracy in the 21st century? I don’t think that the system of electing political representatives for four or five years, as envisaged two hundred years ago, is still satisfactory for the citizens of modern states. On the other hand the forms of direct participation, now technically possible through the Net, are very dangerous because the majority is uninformed and tends to decide without considering all the aspects of each issue. Other systems are under trial: “democracy by ballot” (a group of citizens is chosen to get informed and decide on each issue), “democracy by media”, mobilizing people through television or internet, or “primary voting” on very general issues, just to confirm a ruling class that has already been selected. Each system has its own defects. Probably the only possible, even if partial, answer is democracy through the multiplication of local initiatives offering to the citizens a place to debate, as once it happened in the party meetings. It’s a process just starting in Italy, but the demand for participation is high.

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3 Comments
  1. Sunday November 11th, 2007 at 11:41 PM
    Pietro

    Sappiamo però (o almeno la stragrande maggioranza di noi ne è convinta) che questo tipo di sistema sarebbe il peggiore possibile, perché i cittadini deciderebbero sull’onda delle emozioni, senza approfondire adeguatamente le decisioni da prendere, che spesso sono tecnicamente molto complesse. Fare seriamente politica significa essere disponibili ad assorbire non solo una informazione mediatica superficiale ma a studiare questioni che hanno molto sfaccettature e richiedono la mediazione tra molti interessi.

    Io, per primo, non sono convinto che la democrazia diretta sulla rete sia simile alla democrazia diretta in piazza. E’ vero che in piazza la capacita’ di manipolare le masse, di dare indicazioni e’ fortissima. Il carisma conto piu’ delle argomentazioni.
    Ecco io non credo (nonstante il fenomeno Beppe Grillo) che la rete funzioni nello stesso modo. La rete, per sua natura, da accesso alla long tail, anche alla longtail delle opinioni. Che in genere sono anche le piu’ pensate. In fondo se io non la penso come beppe grillo, in una piazza non posso fare molto, ma su internet, posso fare politica, collegarmi cono altri oppositori interni al suo movimento, e farmi sentire da piu’ persone. E’ vero che le idee che ho espresso su beppe grillo non hanno fatto breccia, ma e’ anche vero che ho ricevuto migliaia di visite al blog e migliaia di persone le hanno lette. Se poi le mie idee non le hanno pensare forse la responsabilita’ e’ piu’ mia ce della rete. E forse hanno fatto loro pensare e cambiare opinione in sottili modili non facilmente misurabili.

    Se pensi a un sistema in cui si vota su tutto. Questo potrebbe essere fatto anche con la televisione (e un telefono). Ecco la rete e’ diversa.
    Potresti equiparare la rete a una televisione con migliaia di canali (tante opinioni). Ma ancora non ci siamo perche sono tante opinioni incui ognuno puo’ dire la sua.
    Allora forse potresti pensare alla rete come a una televisione con tante opinioni in cui ognuno abbia un canale, ma ancora non ci siamo. Perche senza gli hyperlink, senza i collegamenti da canale a canale la rete non ha il suo potere.

    Non e’ solo il fatto di poter dire la propria opinione, ma di potersi collegare con altre persone e di poterle cercare. Questo e’ un tipo di democrazia diretta che non e’ mai stato tentato. Che piu’ la gente lo conosce meglio funziona. Per adesso i politici hanno solo sentito beppe Grillo e si sono presi una gran paura. Ma dietro Beppe ci sono migliaia di teste pensanti, che lo criticano, lo correggono, e interagiscono tra di loro. Non solo attraverso i commenti ma attraverso i loro blog. E piu’ gente blogga piu’ la struttura sociale si infittisce e questo genere di democrazia funziona meglio.
    Un esempio (anche se usando i commenti e non i blog: Di Pietro e’ in stretto contato con la rete, e in una delle ultime votazioni ha corretto la sua posizione dopo aver sentito quello che tutti noi gli scrivevamo.

  2. Monday November 12th, 2007 at 10:44 PM
    d.speroni

    Pietro, quello che tu dici è giusto: attraverso la rete la gente si scambia opinioni, anche meditate. E cresce la consapevolezza dei problem i e la capacità di cercare soluzioni. Ma alla fine questo fermento deve trovare un’espressione istituzionale ed è di questo che volevo parlare. Come traduci i commenti in rete nell’espressione di una volontà politica di maggioranza? Con la democrazia diretta? Non ci credo. Con le mobilitazioni di piazza, si chiamino vaffa day o elezioni primarie? Ci credo ancor meno. E quindi siamo daccapo, nel difficile problema di definire come può funzionare la democrazia nel 21° secolo.

  3. Tuesday November 13th, 2007 at 12:26 AM
    Pietro

    Intanto questo scambio di opinioni ha tre effetti:

    1) richiamare i politici alle loro responsabilitá (ancora nessuno ha fatto la legge sul conflitto di interessi)

    2) Denunciare nei discorsi dei politici le c…ate che dicono.

    Ma soprattutto 3) ha un effetto consultivo (credo si dica cosí, sai il latino…). Cioe’ in un momento in cui c’e’ un enorme bisogno di idee nuove, funge da deposito di idee nuove che vengono vagliate dalla gente, ripetute, ampliate, e infine adottate dai politici. Qualcuno direbbe rubate, ma questo e’ non importante. Certo inquesto processo gli autori delle idee originali potrebbero non essere mai acknowledged. Ma la cosa importante é che le idee, quelle veramente buone adesso hanno una via per andare da chi non ha potere diretto a chi ce l’ha.

    Hai visto che a Roma, hanno fatto sugli argini del Tevere delle bancarelle? Ecco, mia madre lo sosteneva da anni. Qualcuno lo ha consigliato e adesso ci sono. Se la mamma fosse stata su internet, e quest’idea fosse stata dibattuta su internet prima di essere adottata, la mamma avrebbe avuto la possibilita’ di dire la sua. L’idea sarebbe stata un po’ piú completa.

    Insomma per adesso la rete ha una funzione di enorme camera di brainstorming. Non abbastanza, ma tutt’altro che inutile.

    Quello che suggerisci e’ che forse potrebbero esserci piú e piú persone che usano la rete per tastare il polso prima di decidere cosa fare in parlamento. Immaginiamo, un parlamento trasparente. Tutte le discussioni non soltanto riprese da Radio radicale, ma automaticamente trascritte e linkabili (dunque discutibili). Chi vota che cosa registrato per sempre. Le proposte al consiglio dei ministri dichiarate su internet in tempo reale, o anche prima, per permettere alla gente di commentarle, migliorarle, levargli i bachi. E levargli gli inghippi che i politici magari mettono sottobanco per permettere a quell’amico e quell’altro di evitare la prigione.

    A quel punto il politico diventa piú una persona che ha il compito di rappresentare le persone non solo nel momento in cui ha preso il voto ma in ogni momento. Non é democrazia diretta, ma la gente avrebbe un controllo maggiore su quello che succede.

    A questo scenario si potrebbe aggiungere la possibilitá delle persone di “levare” la propria fiducia in certe persone. Una specie di voto continuo. Ogni persona vota, via internet. Poi il suo voto e’ attaccato a quel politico. Ma tu vedi quel politico cosa fa, come vota, cosa dice, come interpreta la situazione. Lo vedi perche hai la rete, e le analisi. E quando vuoi ri-indirizzi il tuo voto su qualcun’altro.

    Io credo ci sia un enorme classismo intellettuale dietro l’idea che il popolo non deve avere in mano le redini del potere. Un classismo che fa a pugni con lo spirito stesso della democrazia. E’ ora che questa contraddizione sia risolta. O le persone non sono educate abbastanza per decidere che le rappresenta, o sono educate abbastanza per rappresentare se stesse.

    Allora facciamo fare un esame, e solo chi lo passa puó votare. Questo, in fondo, é l’assunto alla base della forma di governo di Democrazia Rappresentativa. Solo le persone che possono essere elette hanno la capacitá di guidare il paese. Ma la gente poi non si riconosce in loro. E, piú grave, loro non si riconoscono nella gente. E cosí si ha, da una parte la Casta, e dall’altra il popolo. Popolo che alla fine ha eletto gente come Bossi, gente che lo rappresentava per davvero.

    Bisogna uscire da questa dicotomia, e l’uscita consiste in un inversione di ruoli. Non sono le persone che non sono abbastanza educate per avere responsabilita’ ma sono le persone a non avere abbastanza responsabilita’ da avere alcun interesse a educarsi.

    Da loro potere, e ti sorprenderanno!

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