Il ’68 con un tigre nel motore

All’inizio del 1968, quando il mondo giovanile stava per vivere la più grande ribellione collettiva del secolo, io avevo 25 anni ed ero capo dell’ufficio stampa della Esso Standard Italiana. Ero certamente un giovane sveglio, favorito dalla conoscenza dell’inglese: da ragazzo avevo trascorso dodici mesi nel Nebraska con una borsa di studio dell’American Field Service, poi a 19 anni avevo lasciato Milano per Roma, con un lavoro come operatore alle telefoto dell’Associated Press, ma soprattutto con la voglia di vivere da vicino l’avventura del primo centrosinistra, con Ugo La Malfa al ministero del bilancio. Non avevo le idee chiare, ma ero un giovane repubblicano e “volevo esserci”.

Perché l’opposizione irrita la gente

Come mai Berlusconi, nonostante le sue molteplici gaffe e i pericoli che il suo modo di governare pone alla democrazia, è sempre più in alto nei sondaggi? I programmi dell’opposizione non sono credibili, dicono in molti. Ma forse c’è qualcosa d’altro e me ne sono reso conto guardando l’intervista di Lilli Gruber a Renato Brunetta, nella rubrica “Otto e mezzo” di giovedì 16 ottobre: c’è uno stile di comunicazione sgradevole e perdente.

Caro Cisnetto, proponi ad Alemanno…

Caro Enrico, mi congratulo per la tua nomina nella commissione per il futuro di Roma. Mi permetto di avanzare un primo suggerimento: dovresti proporre al sindaco Alemanno di far marciare in orario non i treni (absit iniuria…) e neppure i mezzi pubblici (impossibile), ma almeno gli orologi della città.
Tutti a Roma sanno che degli orologi pubblici non ci si può fidare, ma non si capisce perché i suddetti strumenti, caratterizzati da tecnologie vecchie di decennni, debbano essere sempre in preda al caos più totale. Ci sono quelli che non hanno registrato l’ora legale (coraggio, tra pochi giorni saranno nuovamente in regola), quelli che forniscono le indicazioni più assurde e quelli che sono semplicemente fermi da tempo immemorabile.