Gaspari al Mezzogiorno: un ottimo ministro in anni difficili

Riprendo a scrivere sul mio sito personale, che ho trascurato in questi mesi per dedicarmi a Numerus, il blog su Corriere.it, perché voglio dire la mia su Remo Gaspari, il politico democristiano scomparso ieri a Gissi, il suo paese natale. Non è stato solo in grande protettore del suo Abruzzo, un tipico potente della Dc dorotea che dominava la Prima repubblica. E’ stato anche, per come l’ho conosciuto, un ottimo ministro.

Nell’aprile del 1988, quando divenne ministro del Mezzogiorno, dirigevo Capitale Sud, un settimanale del gruppo Class dedicato appunto all’economia del Mezzogiorno. Ero molto prevenuto e dovetti ricredermi. Era un periodo di grandi speranze e di tanti soldi per il cosiddetto “intervento straordinario”. Due leggi, la legge 44 e la 64 del 1986, avevano annunciato una pioggia di miliardi sul Sud. La 44 per finanziare l’imprenditorialità giovanile, la 64 per una serie di cosiddette “azioni organiche” nelle quali c’era dentro di tutto, dall’informatizzazione della Calabria alle più disparate opere pubbliche.

Cari compagni americani, vi scrivo questa lettera…

Ritornare dopo 50 anni. La mia non è la storia dell’emigrante che torna da pensionato al suo paesello, ma al contrario quella di un adolescente che va con una borsa di studio per un anno a Lincoln, nelle grandi pianure americane, e ci ritorna da anziano, avendo scoperto grazie a Facebook che i suoi compagni di allora hanno organizzato una “50 years celebration”. E’ stata una settimana molto bella, per il calore con cui sono stato accolto, ma anche molto stimolante, perché mi ha fatto riflettere sull’America più profonda e sulle differenze rispetto a noi europei. Ho raccolto queste impressioni in una lettera ai miei compagni, pubblicata integralmente sul mio blog inglese.

Sono stato spesso negli Stati Uniti per lavoro o per turismo, ma questa esperienza è stata diversa. Il Nebraska è esattamente al centro degli Stati Uniti. Da queste praterie passavano le carovane dei pionieri prima che la ferrovia facilitasse il viaggio alla costa occidentale. Non si fermavano, i pionieri, perché le grandi pianure erano considerate, a torto, poco fertili. E ancor oggi pochi stranieri visitano il Nebraska. E’ la terra del granoturco e del bestiame, di gente sorridente e aperta, con valori semplici e condivisi. Questo è il cuore dell’America, diverso da New York e da Washington, ma anche dalla California o dal Colorado: un mondo conservatore, ricco di valori profondi, con una religiosità viva e sincera. Un mondo molto lontano dal nostro.

L’intrigo saudita… visto dal Nebraska

Pubblico questo post dall’aeroporto di Chicago. Domani nelle librerie italiane uscirà il mio libro L’Intrigo saudita, nella collana The Cooper Files. Questa mattina Sergio Rizzo ha anticipato la pubblicazione con un bell’articolo sul Corriere. Lo staff di Banda Larga, la società editoriale che gestisce Cooper (oltre ad altre importanti pubblicazioni come Internazionale e East) è impegnato in queste ore nella promozione del libro. Mi aspetto che il mio lavoro serva ad aprire un dibattito che corregga la memoria storica su un episodio clamoroso della storia italiana di trent’anni fa. E io… che ci faccio in America?

Riflessione sul libro di Martini: quando arriva l’ora di sognare

Nelle sue “Conversazioni notturne a Gerusalemme”, Carlo Maria Martini riprende le parole del profeta Gioele citate anche dall’apostolo Pietro: “I vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni”. Sono parole importanti anche per un laico come me…

Ugo la Malfa: i beni pubblici per la felicità dei cittadini

Mio figlio Pietro, che è un rigoroso, dice che in questi casi bisogna pubblicare un disclaimer, cioè dichiarare i rapporti di parentela o di amicizia con la persona citata nel blog. E allora dichiaro che conosco Paolo Soddu da più di trent’anni, per un’amicizia di famiglia. Questo però non mi impedisce di parlar bene del suo lavoro perché si tratta di uno storico di valore, che ha scelto un tema prezioso anche per riflettere sulla crisi di oggi.
Ho assistito al Senato, mercoledì 29, alla presentazione del volume “Ugo La Malfa – Il riformista moderno” (Carocci Editore), scritto da Paolo Soddu. Era presente il Capo dello Stato. Il libro ha già avuto, come è giusto, recensioni lusinghiere da giornalisti e storici come Nello Ajello, Piero Craveri, Giuseppe Galasso, Nicola Tranfaglia. Hanno parlato del libro Giovanni De Luna, Galasso, Paolo Savona, mentre Enzo Bianco, Carlo De Benedetti, Antonio Maccanico, Eugenio Scalfari hanno fornito testimonianze personali. Inevitabile la nota di rimpianto rispetto ai politici e alla politica di oggi.

Dopo Giuliano, con Giuliano

Com’è ingiusto quando muore un giovane, soprattutto un giovane intelligente, generoso, animato da una rara passione civile. Com’è ingiusta la morte di Giuliano Gennaio, a 28 anni, senza un motivo, solo perché il suo cuore a un certo punto ha smesso di battere. Chi era Giugen? Potrei raccontare il lavoro fatto insieme a Società Aperta…

Sabato mattina, alla Costituente Socialista…

I giornali non hanno dato conto dell’entusiasmo che si respirava alla Costituente Socialista. L’Auditorium della tecnica era strapieno, moltissimi i giovani, interessanti le proposte nelle assise che si sono definite come “le primarie delle idee”. Ecco cinque aspetti che ho apprezzato particolarmente. Il simbolo, con il coraggio di dare l’addio al garofano craxiano per adottare la rosa sul cerchio stellato del Partito Socialista Europeo. La capacità di cercare un punto di contatto costruttivo con uomini e storie diverse, anche al di là della diaspora socialista. La compostezza lucida di Boselli. Il discorso del presidente dei socialisti europei Rasmussen, che ha declinato senza imbarazzi il tema della flexicurity. La stella polare di un convinto laicismo, che pone comunque i socialisti a fianco di Pannella e della Bonino. Insomma, anche se ho subito in prima persona qualche prepotenza dei socialisti della Prima repubblica, credo che oggi si possa puntare sul nuovo partito.