La vecchiaia ai tempi del conflitto

Le ragazze gentili (i maschi quasi mai) hanno cominciato ad alzarsi per cedermi il posto sui mezzi pubblici. Nella mia più recente traversata a vela, dalle Baleari alla Sardegna, mi sono reso conto che non ho più l’agilità di un tempo. Inizio il nuovo anno con un pezzo di ricambio: il cristallino dell’occhio sinistro, e il destro seguirà a ruota. Insomma sto invecchiando. Bene, direi, per i miei 73 anni, ma il tempo passa.

Nel frattempo il Pianeta diventa sempre più complicato, la “tempesta perfetta” che abbiamo annunciato nel libro scritto quattro anni fa con Gianluca Comin si è già scatenata, trasformandosi nella “guerra mondiale a pezzi” di cui parla papa Francesco. Un conflitto con molti fronti: fanatismo, esodo biblico delle popolazioni, preoccupanti prospettive demografiche, povertà, inaridimento di intere zone del Pianeta…

2014: facciamo il punto sul mio interminabile viaggio

Un anno  fa, sull’onda dei dibattiti stimolati dal libro “2030 La tempesta perfetta – Come sopravvivere alla grande crisi”, scritto con Gianluca Comin e pubblicato nel 2012 da Rizzoli, avevo elencato dieci questioni che mi ripromettevo di approfondire in un immaginario viaggio per esplorare il futuro. Il viaggio ovviamente non è finito, né mai lo potrà essere. Però è giunta l’ora di compilare un primo rapporto che non risponde completamente alle dieci domande, ma fornisce elementi aggiornati e in parte le riformula. Siamo sempre più preoccupati per la distruzione del lavoro e per le diseguaglianze indotte dalla tecnologia, non riusciamo a esprimere una politica globale in materia demografica e ambientale, ma in tutto il Pianeta si rafforzano le spinte dal basso verso valori comuni e si prospettano nuove forme di democrazia con il contributo della Rete.

Auguri per il 2014 dalla terra di mezzo…

Un saluto a chi pensa che Internet sia fonte di degrado solo perché non capisce tutte le opportunità delle nuove tecnologie. Un saluto anche a chi sta davvero troppo sulla Rete e perde qualità e spessore nei suoi rapporti e nelle sue conoscenze. Soprattutto, auguri a tutti noi che stiamo sempre “in mezzo” anche se…

Discutere di felicità in politica non vuol dire “parlar d’altro” in tempi duri

La misura della felicità collettiva può sostituire la misura della produzione di ricchezza espressa dal Pil, prodotto interno lordo? I parametri di felicità collettiva possono diventare obiettivo di azione politica? Quali indicazioni pratiche possiamo ricavare in Italia dalle esperienze in corso nel mondo? Non pretendo di dare risposte definitive a queste domande, ma ho cercato in questi mesi di esplorare i temi legati alla “politica della felicità”, arrivando a una serie di risposte personali, ma soprattutto cercando di informare e documentare chi come me è interessato a questa ricerca. Di questo ho scritto nel mio blog Numerus sul sito delle Corriere della Sera. Nello stesso blog ho raccontato anche l’esperienza del Bhutan e le vicissitudini del suo Indice di felicità che non ha impedito al governo locale di perdere le elezioni. Di “numeri della felicità” ho parlato anche a un seminario dell’associazione “Da ora in poi. Per la felicità pubblica” che si è svolto a Firenze il 5 ottobre. Ora gli amici dell’associazione promossa da Alessandro Lo Presti hanno messo su YouTube il video della mia presentazione. Nel video sono comprese anche le slide, ma per comodità di chi è interessato le slide in Pdf si possono anche scaricare da qui.

Analisi critica delle misure di qualità della vita

Ecco la relazione che ho presentato al primo Convegno nazionale dell’Associazione Italiana degli Studi sulla Qualità della Vita. L’incontro si è svolto a Firenze dal 28 al 31 luglio 2013 sul tema: “Qualità della vita, territorio e popolazioni”. Ne parlo diffusamente sul mio blog Numerus. Il mio intervento ha introdotto la sessione plenaria conclusiva. Osservazioni…

Primi siluramenti in Cina nel nome della felicità

L’annuncio del premier cinese Wen Jiabao alla vigilia del congresso del Partito comunista, di voler trasformare la Cina da società “armoniosa” (questo era il precedente obiettivo, non sempre raggiunto), in società “felice”, ha stimolato molte riflessioni, come ha riportato il Corriere del 4 marzo, con un commento dello storico Giovanni Belardelli.

Non si tratta solo di uno slogan congressuale. In realtà la Cina sperimentava da tempo, in alcune province, degli “indici della felicità”; ora sta cominciando anche a trarne conclusioni politiche.

Cruscotto francotedesco per l’Europa del 2020

Abbiamo già segnalato che molti Paesi, compresa l’Italia, si stanno muovendo in linea con le indicazioni della Commissione Stiglitz per determinare come misurare il Bes, benessere equo e sostenibile, cioè per misurare il progresso “Oltre il Pil”, prodotto interno lordo. Ma forse non tutti si sono accorti che in questo campo si è determinato un asse francotedesco, con un rapporto fresco di stampa che già ci dice come dovrà essere il cruscotto dei nuovi indicatori e che cosa non bisogna fare.