Vi presento il mio libro “I numeri della felicità”

L’idea è nata dell’ottobre scorso, quando sono stato a Busan, in Corea, a seguire per conto della rivista East, Europe and Asia strategies il grande convegno internazionale dell’Ocse sulla misura del progresso. Ne ho già parlato su questo blog.

Da domani sarà in libreria il mio nuovo libro I numeri della felicità – dal Pil alla misura del benessere. L’editore è Cooper, lo stesso del mio volume dell’anno scorso L’intrigo saudita. Il libro è di 286 pagine e contiene anche classifiche e documenti. Il prezzo è 15 euro e il volume si può acquistare facilmente anche on line.

Lunedì 14 giugno alle 16 presso la biblioteca del Cnel di Viale David Lubin 2 a Roma, il libro sarà presentato in un seminario organizzato dal gruppo di lavoro “Nuovi indicatori macroeconomici” del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Avrò il piacere di discuterne con Mario Baldassarri, Emma Bonino, Enrico Cisnetto, Enrico Giovannini, mentre il moderatore sarà Gabriele Olini. L’incontro è aperto e ne abbiamo dato notizia anche nelle università.

Il Mago della matematica: meno analisi e più statistica

“Oggi l’insegnamento della matematica si basa su aritmetica e algebra e tutto quello che impariamo in seguito va verso una sola materia: al vertice di questa piramide c’è l’analisi matematica. Penso che quella sia la cima sbagliata; le materie che ogni studente che esce dal liceo dovrebbe conoscere sono invece la statistica e il calcolo della probabilità”. Così afferma il docente di matematica Arthur Benjamin, uno dei conferenzieri più popolari negli Stati Uniti per la sua capacità di presentare in modo invogliante la scienza dei numeri, tanto da meritarsi il soprannome “Mathemagician”.

Informazione: si rischia la crisi di abbondanza

Che cosa succederà in un mondo in cui scaricare contenuti da Internet senza pagarli non è più considerato un comportamento riprovevole ed è praticamente impossibile perseguire i “pirati”? Mi ero già occupato  di questo tema in due post di questo blog, ma l’ho sviluppato in un articolo che ho scritto insieme a mio figlio Pietro Speroni di Fenizio per East, Europe and Asia Strategies. L’articolo è stato pubblicato nel numero di giugno della rivista sotto il titolo: “Informazione: si rischia la crisi di abbondanza”. Ecco il testo, corredato di qualche link ipertestuale.

I migranti, la Libia, l’Europa

Due filmati totalmente diversi ci danno il senso del dilemma dell’Europa sui problemi dell’immigrazione. Il primo, di grande attualità in questi giorni di visita in Italia di Muammar Gheddafi, si chiama “Come un uomo sulla terra”. E’ stato realizzato su iniziativa di Asinitas, una Onlus romana che opera nel campo dell’accoglienza e della formazione dei migranti, affidando agli stessi immigrati il compito di raccontare con la macchina da presa il viaggio fino al Mediterraneo. Il risultato, altamente drammatico, viene ora proiettato in molte sedi culturali ed è stato anche mostrato a Piazza Farnese in occasione della visita del dittatore libico.
Gli intervistati sono quasi tutti uomini e donne che provengono dall’Etiopia. Il racconto di quello che hanno subito in Libia è sconvolgente. Al termine di un viaggio difficile e pericoloso attraverso il deserto, dopo essere stati più volte derubati, vengono arrestati dalla polizia libica quando arrivano alla costa e rimandati indietro in oasi dove rimangono a  marcire per mesi in prigione. Le donne spesso stuprate, Poi la polizia stessa li libera e li vende a trafficanti di uomini che consentono loro di rimettersi in contatto con la famiglia d’origine, per farsi mandare altri soldi. A questo punto credono di poter andare liberi, ma quasi sempre sono nuovamente arrestati dalla polizia e la trafila ricomincia. C’è chi ha vissuto questo calvario sei o sette volte.
L’altro film su cui meditare è uno spezzone cinematografico che si trova su You Tube. Con le aride cifre della demografia, mostra la rapida crescita della popolazione musulmana in Europa e in America. Riporta anche una frase dello stesso Gheddafi, sul fatto che ormai è inutile combattere l’Europa con la spada o il terrorismo, perché per vincere la battaglia per l’islamizzazione basterà aspettare gli effetti della diversa prolificità delle famiglie immigrate rispetto a quelle già residenti.
Il filmino antislamico è realizzato da un’associazione fondamentalista cristiana degli Stati Uniti e il suo invito a rispondere all’ondata musulmana con un’intensa opera di evangelizzazione suona un po’ patetico. O anche pericoloso, se ci porta a  immaginare Occidente dilaniato dallo scontro di religioni. Anche le cifre sono forse gonfiate.
Tuttavia la testimonianza della sofferenza  del primo commovente film, unita all’arido e contrapposto linguaggio delle cifre, devono stimolarci a elaborare una politica che non sia soltanto fatta di frasi a effetto o di misure contingenti e inutili. Una politica che mostri pietà, ma tenga conto delle dinamiche di lungo termine. Cerchiamo di fissare alcuni punti.

Benvenuti nel mondo dei pirati: vinceranno loro

La guerra contro la pirateria infuria, non solo nel Mar Rosso, ma anche sul web. I detentori di copyright (editori, case discografiche, produttori cinematografici) sono scatenati da anni per bloccare il peer to peer, cioè quei software che consentono di trasferire “alla pari”  tra gli utenti musica, film o testi protetti. E’ di ieri la notizia della condanna a un anno di prigione da parte di un tribunale di Stoccolma per complicità nella violazione di diritti d’autore dei quattro giovani che con il sito svedese “The pirate bay” hanno facilitato gli scambi formalmente illeciti. “Don’t worry”, hanno risposto i pirati sul loro sito.
Non ho dubbi sul fatto che i pirati del Corno d’Africa alla fine dovranno capitolare. Ma dopo la lettura del libro
di Luca Neri “La Baia dei Pirati – assalto al copyright” (Cooper editore, supportato da un sito che segue gli sviluppi della questione), mi sono convinto che invece sul web vinceranno loro. Le ragioni sono spiegate dall’autore anche in una intervista sulla Repubblica, rilasciata dopo la sentenza svedese. Quello che invece è ancora molto oscuro è come sarà questo mondo dominato dalle leggi (anzi dalla mancanza di leggi) dei pirati: come se Morgan o l’Olonese avessero esteso all’intera America spagnola i costumi debosciati della Tortuga. E val la pena di ragionarci.