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14 novembre 20082 CommentiEconomia italiana, Media, Politica italiana, Statistica, Unacittà, www.fainotizia.it, www.terzarepubblica.itdi Donato Speroni

“Le famiglie italiane sotto la soglia di povertà sono passate in un anno da due milioni e mezzo a sette milioni e mezzo”. Quando ho sentito Pierferdinando Casini fare questa affermazione, nel corso del dibattito promosso da Società aperta il 4 novembre a Roma, ho fatto un salto sulla sedia.
Per caso mi ero appena stampato la nota che l’Istat aveva diffuso quel giorno stesso. In realtà, dal 2006 al 2007 le famiglie povere sono passate da 2milioni 623mila a 2milioni 653 mila, mentre gli individui in povertà da 7milioni 537mila a 7milioni 542mila. In percentuale, le famiglie povere sono rimaste all’11,1% del totale e gli individui in povertà sono scesi dal 12,9 al 12,8%. Insomma, la situazione era rimasta stabile, altro che povertà triplicata.
Pur non conoscendo personalmente Casini, mi sono permesso di portargli il comunicato Istat e di fargli presente l’errore. Mi ha ringraziato; si è intascato il documento dicendo: “stasera devo andare a Ballarò, meno male che lei mi ha avvertito, altrimenti avrei detto la stessa cazzata”.
Non so come sia andata quella puntata di Ballarò. Ma oggi alla Camera, nella dichiarazione di voto sulla legge finanziaria, l’esponente dell’Udc ha ripetuto “la stessa cazzata”: “le famiglie povere sono passate da due milioni e mezzo a sette milioni e mezzo”.
Non ce l’ho con Pierferdinando Casini. Anzi, avevo apprezzato il discorso fatto al convegno di Società Aperta e il coraggio col quale ha definito il federalismo, nell’attuale contesto italiano, “una puttanata bestiale”. Ma mi disturba profondamente questa convinzione comune a molti politici che i numeri siano un’entità che si può stiracchiare a piacimento, tanto nessuno controlla. Se qualcuno sa che le cifre sono sbagliate, o sta zitto o non viene creduto, perché viene anche lui considerato parte della generale mistificazione su cui è costruito il teatrino della nostra politica.
I numeri si aggiustano a piacimento. Le piazze possono contenere centomila persone o un milione, a seconda di chi le racconta. Eppure esiste una realtà oggettiva: tot persone a quell’ora erano in quella piazza e non sarebbe neppure tanto difficile accertarlo. Lo faceva la polizia, prima di esserne diffidata dai politici, lo potrebbero fare i media.
L’inflazione è al due per cento oppure al dieci, a seconda di come si vogliono leggere gli indici. Si può discutere la metodologia, ma una volta raggiunto il consenso sulle modalità di elaborazione si dovrebbero prendere per buoni i risultati.
Il Prodotto interno lordo italiano decresce, ma forse se è vero che abbiamo un trenta per cento di sommerso come dice il nostro presidente del consiglio potrebbe anche essere aumentato. Poco importa che tutti gli statistici in Italia e all’estero neghino che la cifra del sommerso possa essere tanto maggiore di quel 15% che è già compreso nel calcolo del Pil.
Con questo uso delle cifre non c’è più alcuna certezza. Tranne una: la connivenza di tutti i politici nel confondere la verità. Una delle ragioni del collasso della Germania comunista, come testimoniò un’indagine parlamentare dopo l’unificazione, fu che i dirigenti dell’est avevano finito col convincersi delle stesse statistiche fasulle che fornivano ai loro cittadini. Così facendo persero il contatto con la realtà. Forse Casini crede davvero che sette milioni e mezzo (cioè un terzo delle famiglie italiane) sia in condizione di povertà, cioè campi con meno di 987 euro. Ma se davvero ha una visione così distorta di questo Paese, è bene che stia all’opposizione e che ci rimanga a lungo.

CasiniFederalismoIstatPovertàSocietà aperta
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2 Commenti
  1. 3 agosto 2009 - 21:29
    Marco Trapani

    Egregio,
    la mistificazione continua e se possibile peggiora: se ha avuto modo di vedere i titoli dei giornali a seguito della recentissima uscita (luglio 2009) del “rapporto ISTAT sulla povertà” ne avrà notato uno che “gridava”: “ISTAT: in Italia è Allarme povertà”: un simile “messaggio” non si può trovare nel documento istat neanche con il lanternino; nello stesso giorno un altro titolava: “Istat: «L’aumento non è statisticamente rilevante»”: come dire: ma mettetevi un po’ d’accordo prima, per non fare la figura dei pecoracottari….

  2. 13 giugno 2011 - 21:23
    Cristina

    Non mi stupisce per niente. ecco perchè della statistica non mi fido… da sempre le statistiche, i polls etc sono utilizzati solo per mettere a tacere o convincere o supportare manovre e leggi ingiuste e politici disonesti. la statistica è un’arte nobile ma è stata corrotta, i suoi termini e risultati sono piegati alle necessità del momento.
    Mi ricorda il Diritto, di cui tutti pensano essere esperti, vilipeso, sfruttato e non rispettato.

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