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16 settembre 2007Lascia un commentoSenza categoriadi Donato Speroni

Quali sono state le ragioni del grande successo del “vaffa day” di Beppe Grillo? Ne vedo almeno quattro.

1. L’appeal mediatico. Grillo è un comico di grande talento. Sa trasformare i suoi messaggi in spettacoli. Anche quando i media tradizionali lo ignoravano, ha sempre avuto la capacità di parlare direttamente alla gente attraverso i suoi spettacoli.
2. La semplicità delle ricette. Le sue proposte sono molto opinabili, ma rispondono a un bisogno diffuso. Per esempio, non sono affatto convinto che sia giusto escludere dal Parlamento tutti i condannati con sentenza passata in giudicato. Se una persona ha pagato il suo debito con la giustizia, e non è stato condannato all’esclusione perpetua dai pubblici uffici perché il suo reato non richiedeva una condanna così pesante, è giusto che sia la gente a decidere se deve andare in Parlamento. E’ facile rispondere che in realtà la gente non decide un bel niente, perché sono i partiti a fare le liste elettorali. Ma qui sta il vero problema: come far funzionare nuovamente il rapporto tra rappresentati e rappresentanti. Le scorciatoie non servono a nulla: con l’attuale sistema elettorale, anche se passasse la proposta di Grillo, sono certo che vedremmo comunque in Parlamento, accanto a persone per bene, dei formidabili gaglioffi ancorché incensurati. Anche l’idea di limitare la presenza in Parlamento a due legislature serve a poco. Il problema di sfrondare e rinnovare la classe politica esiste e Grillo coglie nel segno a sottolinearlo con la sua proposta. Ma i politici di professione possono barcamenarsi tra incarichi nazionali, locali, europei, altre cariche. Si guardi cosa succede nelle città, dove questo vincolo già esiste per i sindaci. I primi cittadini, soprattutto se hanno avuto successo, non ridiventano cittadini qualsiasi, ma continuano il loro cursus honorum, Veltroni docet, ed è giusto che sia così per non perdere il patrimonio di esperienza accumulato.
3. La scontentezza della gente. Sbaglia, a mio avviso, chi come Scalfari si limita a dire che Grillo è solo un megafono del qualunquismo, come lo fu Guglielmo Giannini nel dopoguerra. Siamo in molti, moltissimi, ad avere voglia di dire “vaffa” a questo sistema politico, anche se magari non condividiamo lo stile di Grillo e l’inconsistenza di centinaia di commenti presenti ogni giorno nel suo sito. Forse Grillo non riuscirà a scalzare questa classe dirigente. Ma si può essere certi che la marea montante della disistima qualche sbocco lo avrà e di questa marea Grillo è solo un segnale.
4. L’uso di internet. Perché Grillo riesce a parlare con le masse attraverso internet e i partiti no? Vediamo. Innanzitutto perché ci offre un blog continuamente aggiornato, tecnicamente evoluto, in italiano e in inglese. Un blog con la possibilità di lasciare commenti non generici, non sul sito o sul personaggi, ma sullo specifico evento del quale si parla nel post della giornata. Ne scaturisce una valanga di commenti che nessuno legge nella loro totalità, così come nessuno mette insieme tutti i discorsi da bar. Però è una “nuvola” di opinioni che se si vuole può aiutare a capire il sentimento dell’opinione pubblica. Infine, Grillo ha la capacità di aggregare i partecipanti al sito anche attraverso incontri non virtuali: è nata, favorita anche dai suoi spettacoli, la rete “dal basso” che ha reso possibile il “vaffa day”. Il mondo di internet serve a scambiare informazioni, ma è efficace (come nelle vendite di beni o nel sesso on line) soprattutto se porta a scambi reali.
A mio giudizio, il successo di Grillo è un prodotto di questi fattori, un mix credo unico nella storia politica contemporanea. Possiamo vantarci di aver segnalato questo fenomeno su Terza Repubblica con largo anticipo, nel dicembre 2005. Ma è difficile capire dove tutto questo andrà a parare. Probabilmente dipenderà anche dalla capacità di alcuni politici, sufficientemente credibili, di utilizzare gli stessi strumenti di Grillo per costruire consenso. Dall’età delle sezioni e dei manifesti all’età delle televisioni e dei pullman su Roma, siamo probabilmente entrati in una terza fase della comunicazione politica, basata sull’interattività virtuale e sulla capillarità degli incontri reali sui temi sentiti dalla gente. Ne riparleremo.

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