Tre anni dopo…

Non aggiorno spesso questo sito, perché il mio impegno va soprattutto al sito dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile del quale sono responsabile e per il quale scrivo ogni settimana un editoriale che viene poi diffuso in una newsletter. E al mio blog Numerus, sul sito del Corriere, che non aggiorno più con molta frequenza…

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Un mondo davvero sostenibile comporta un cambiamento delle nostre priorità

In questo 2017, il mio impegno maggiore è stato per la direzione del sito dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Oltre agli editoriali delle newsletter settimanale, nell’ultimo numero della newsletter mensile (che diffonde approfondimenti sui temi della sostenibilità) ho pubblicato questa riflessione.

Investimenti per restare entro il limite dei due gradi, conseguenze dell’inevitabile adattamento climatico, diverso uso dei materiali scarsi, politiche contro le diseguaglianze: lo sviluppo sostenibile richiederà un grande spostamento di risorse. E di valori.

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I nostri ideali, dalla Resistenza all’Agenda 2030 per un mondo migliore

Ogni anno sul Monte Gottero, nell’Appennino tra Liguria, Toscana ed Emilia, si ricorda un episodio della guerra partigiana. Col passare del tempo, gli organizzatori hanno deciso di non parlare solo di Resistenza ma di guardare avanti. E così mi hanno invitato per conto dell’ASviS a parlare di sviluppo sostenibile. L’incontro si è svolto domenica 30 luglio, alla presenza di un centinaio di persone, compresi alcuni superstiti di quelle battaglie e dei sindaci dei Comuni vicini al Gòttero. Abbiamo ricordato i Caduti, cantato Bella Ciao, pranzato tutti insieme in un panorama stupendo oltre i mille metri. È stata una bellissima giornata e ho vissuto un’esperienza straordinaria. Ecco il testo del mio intervento.

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Il mio nuovo impegno, con l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile

Non aggiorno spesso questo sito. Scrivo più spesso sul mio blog Numerus sul sito del Corriere della Sera, o magari su altre pubblicazioni, come la rivista Futuri. Ma l’estate anche per me è un momento di consuntivi sull’attività svolta nei mesi precedenti e così sento la necessità di qualche riflessione personale. C’è una cosa che devo spiegare, soprattutto: come mai ho cambiato programma. Un anno fa, con Gianluca Comin, ci preparavamo a scrivere un aggiornamento del nostro libro “2030 – La tempesta perfetta”. Il volume era uscito nel 2012, aveva avuto una buona accoglienza, ma da allora molte cose sono successe, non in senso positivo. Mentre il nostro lavoro partiva dalla previsione di John Beddington, al’epoca capo dei consulenti scientifici del governo inglese, che annunciava una grande crisi “entro” il 2030, in mancanza di una adeguata governance internazionale per gestire economia, migrazioni, clima e altri fattori di crisi sociale e ambientale, gli avvenimenti degli anni più recenti ci hanno messo di fronte a una crisi più imminente, anzi già in corso. La “terza guerra mondiale a pezzi” di cui parla Papa Francesco è uno dei segni di un mondo che ha perso il suo equilibrio, ma ce ne sono anche altri, dall’accentuarsi delle diseguaglianze (l’1% dell’umanità che possiede più del rimanente 99%!) all’ondata inarrestabile dei profughi e dei “migranti economici”, dall’aumento dei fenomeni climatici estremi allo scioglimento accelerato dei ghiacciai.

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La vecchiaia ai tempi del conflitto

Le ragazze gentili (i maschi quasi mai) hanno cominciato ad alzarsi per cedermi il posto sui mezzi pubblici. Nella mia più recente traversata a vela, dalle Baleari alla Sardegna, mi sono reso conto che non ho più l’agilità di un tempo. Inizio il nuovo anno con un pezzo di ricambio: il cristallino dell’occhio sinistro, e il destro seguirà a ruota. Insomma sto invecchiando. Bene, direi, per i miei 73 anni, ma il tempo passa.

Nel frattempo il Pianeta diventa sempre più complicato, la “tempesta perfetta” che abbiamo annunciato nel libro scritto quattro anni fa con Gianluca Comin si è già scatenata, trasformandosi nella “guerra mondiale a pezzi” di cui parla papa Francesco. Un conflitto con molti fronti: fanatismo, esodo biblico delle popolazioni, preoccupanti prospettive demografiche, povertà, inaridimento di intere zone del Pianeta…

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I nostri dubbi sulla e-democracy

È passato più di un anno da quando, come avevamo annunciato in questo blog, abbiamo iniziato la pubblicazione on line dei capitoli del libro “La e-democracy possibile” e a questo punto dobbiamo ammetterlo: il progetto si è arenato e non sappiamo se potremo riprenderlo. Abbiamo scritto alcuni capitoli sulla teoria del voto, frutto soprattutto delle conoscenze matematiche e degli studi di Pietro (Donato più che altro ha svolto la parte del curioso divulgatore) ma non abbiamo affrontato il cuore del discorso: come potrebbe cambiare il meccanismo delle scelte democratiche con l’uso delle nuove tecnologie.

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Come possiamo salvarci se non crediamo nel futuro?

Come andrà a finire? Che cosa succederà all’Italia, all’Europa, al Mondo nei prossimi dieci anni? Avevo posto questa domanda su Numerus, il mio blog sul sito del Corriere della Sera, ho provato a porla in un incontro pubblico, poi ieri l’ho riproposta su Facebook.

Ho sintetizzato le ipotesi per il nostro futuro a dieci anni in tre domande, che servono a comporre otto scenari. Ecco le domande, alle quali si deve rispondere indicando la percentuale di esito positivo.

A) nel Mondo, la tendenza verso una progressiva ingovernabilità dei fenomeni globali verrà corretta dagli accordi tra gli Stati?
B) L’Europa riuscirà a darsi forme di governo più efficienti che consentano a questo continente di affrontare adeguatamente le sfide del futuro?
C) L’Italia riuscirà a correggere i suoi mali collettivi e a diventare un Paese più unito, più onesto e più giusto, tutelando il benessere collettivo?

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La e-Democracy possibile: iniziamo la pubblicazione

“I computer e la rete hanno cambiato profondamente i meccanismi di decisione democratica. È sempre più evidente che la scelta di delegare qualcuno a rappresentarci ogni quattro, cinque o sette anni non esaurisce più il bisogno di partecipare alle scelte pubbliche”. Comincia così la presentazione del libro “La e-Democracy possibile” scritto da mio figlio Pietro Speroni di Fenizio con la mia collaborazione. Il lavoro affronta il tema del raggiungimento del consenso attraverso l’uso delle nuove tecnologie: uno degli aspetti fondamentali, anche se certamente non l’unico, di una nuova teoria della democrazia. Abbiamo scelto di pubblicare man mano i capitoli, invitando chi è interessato a commentarli per consentire modifiche e integrazioni.

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2014: facciamo il punto sul mio interminabile viaggio

Un anno  fa, sull’onda dei dibattiti stimolati dal libro “2030 La tempesta perfetta – Come sopravvivere alla grande crisi”, scritto con Gianluca Comin e pubblicato nel 2012 da Rizzoli, avevo elencato dieci questioni che mi ripromettevo di approfondire in un immaginario viaggio per esplorare il futuro. Il viaggio ovviamente non è finito, né mai lo potrà essere. Però è giunta l’ora di compilare un primo rapporto che non risponde completamente alle dieci domande, ma fornisce elementi aggiornati e in parte le riformula. Siamo sempre più preoccupati per la distruzione del lavoro e per le diseguaglianze indotte dalla tecnologia, non riusciamo a esprimere una politica globale in materia demografica e ambientale, ma in tutto il Pianeta si rafforzano le spinte dal basso verso valori comuni e si prospettano nuove forme di democrazia con il contributo della Rete.

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